Pegasus Descending

Pulp, thriller, hard boiled, noir

Novità in libreria: I dannati non muoiono di Jim Nisbet e Omicidio allo specchio di Ryan David Jahn

In un periodo in cui il noir non se la passa mica troppo bene, le buone uscite sono ormai perle rare, acuti in una sinfonia caleidoscopica di scoregge e rutti in cui il mercato editoriale di genere sembra voglia sprofondare noi poveri lettori. E se, allora, Revolver ci permette di respirare aria fresca, quella che dalle mie parti, in Ossola, si assapora salendo di quattro passi, TimeCrime risponde subito con due lavori frutto dell’impegno di due autori da me amatissimi. Se I dannati non muoiono è tutt’altro che una novità, rappresentando l’esordio letterario di quel geniaccio di Jim Nisbet – su Pegasus Descending ne ho parlato a più riprese. Nell’ordine: le recensioni di Iniezione letale, capolavoro assoluto, e Cattive abitudini; approfondita intervista; reportage dal Salone del Libro di Torino. Ripassatevi i pezzi e, se ne avete voglia, ne riparliamo -, seppur con un nuovo finale, e già recensito da Vitandrea Silecchia sempre per il vostro blog preferito, Omicidio allo specchio di Ryan David Jahn segna il ritorno dell’autore rivelazione del 2011 con il magnifico I buoni vicini, romanzo profondo, intelligente, denso di significati e letture nonché rappresentazione ideale di quello che dovrebbe essere la letteratura, un leggio per l’anima umana e la società. Ma anche di questo lavoro, che consiglio caldamente di procurarsi, trovate recensione pubblicata da queste parti e intervista all’autore.

Ho sbraitato per mesi sulla mancata pubblicazione di nuovi lavori di Nisbet, bestemmiando anche contro quel socio di Vitandrea che era riuscito a recuperare una vecchia copia de I dannati in una bancarella dell’usato. Lo stesso Sergio Fanucci era intervenuto proprio in calce alla recensione di questo lavoro dello scrittore di San Francisco promettendo che avremmo letto tutti gli autori da me invocati e, almeno per il momento, banditi dalle libreria italiane, includendo nella protesta, oltre al già citato Nisbet, anche quelle vette della letteratura raggiunte da gente come James Lee Burke e Dave Zeltserman. Certo, non nego che spero di poter leggere anche gli ultimi lavori di Jim, comunque il ritorno sugli scaffali impolverati di Mondadori e Feltrinelli – e della libreria Azuni del mio amico Emiliano Longobardi. Cazzo, sosteniamo gli indipendenti, a cui se chiedete un consiglio sanno pure rispondervi invece di sbuffarvi in faccia, annoiati e con un dito nel naso, come i commessi precari dei grandi magazzini – il ritorno, dicevamo, di un romanzo fuori catalogo da anni e a soli 7,70, beh, a me fa tirare un’altra bella boccata d’aria fresca della Val Formazza. Teniamo duro, ragazzi, teniamo duro!

I dannati non muoiono

I DANNATI NON MUOIONO
di Jim Nisbet
ed. TimeCrime
Traduzione di Bruna Ferri

TRAMA: Strano il caso capitato al detective privato Martin Windrow, casualmente coinvolto nelle indagini relative al suicidio di Virginia Sarapath: la notte in cui è stata uccisa, un vicino ha sentito provenire dal suo appartamento dei forti gemiti di piacere. Al di là della parete, evidentemente, la donna era impegnata in un amplesso, a quanto pare durato per ore. Eppure il giorno successivo di Virginia resta solo il cadavere, i polsi recisi a colpi di rasoio, il seno sinistro asportato di netto. Sul foglio inserito nella macchina da scrivere di Herbert Trimble, che abita nell’appartamento accanto a quello della vittima, il detective trova intanto un foglio di carta che reca un’inquietante scritta: “Ho sempre voluto scuoiare una donna.” Forse, sono le semplici farneticazioni di uno scrittore fallito; forse, è la traccia di un movente. Inizia così un gorgo di orrori nel quale Windrow verrà  attratto come una falena dalla luce, fino a sprofondare in un delirio in cui i confini tra omicidio e amore diventano sempre più labili.

Omicidio allo specchio

OMICIDIO ALLO SPECCHIO
di Ryan David Jahn
ed. TimeCrime
Traduzione di Cristina Genovese

TRAMA: Quando Simon Johnson viene aggredito all’interno del suo squallido appartamento di Los Angeles, la scelta è una e una soltanto: difendersi o morire. Ma nel momento stesso in cui, dopo averlo colpito, il fascio di luce della torcia illumina il viso del suo aggressore, Simon realizza due cose: primo, di averlo fatto fuori; secondo, che l’uomo che giace ai suoi piedi gli assomiglia come una goccia d’acqua. inizia così a prendere forma nella sua mente un piano diabolico: per scoprire il motivo del suo tentato omicidio, Johnson assumerà l’identità del suo “doppio”, un professore di matematica che conduceva la più ordinaria delle esistenze e che ora è un cadavere immerso in acqua e ghiaccio nella sua vasca da bagno. Così facendo Simon vivrà in casa sua, dormirà con sua moglie, vestirà i suoi abiti e si divertirà con la sua giovane amante… Ma a un certo punto il ghiaccio comincia a sciogliersi, strani messaggi appaiono sui muri, una misteriosa Cadillac nera inizia a pedinare Simon e qualcuno è sulle sue tracce. Realtà e allucinazione iniziano a confondersi, disegnando la geometria di un labirinto in cui il protagonista si perde: chi ha scoperto il suo gioco? C‘è forse qualcuno che muove le fila e che sta tentando di farlo impazzire?

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52 pensieri su “Novità in libreria: I dannati non muoiono di Jim Nisbet e Omicidio allo specchio di Ryan David Jahn

  1. Andrea, grazie. Di cuore. E non tanto per lo spot, ma per il discorso sugli indipendenti.

  2. Vitandrea in ha detto:

    Se lo vedo in libreria lo sfoglio, vorrei proprio leggerlo, questo finale nuovo. Anche se c’erano lacune più grosse. Volevo chiederti, Andrea: il risvolto con de “i dannati” è scritto da Fanucci?

  3. Nisbet: un gigante! Complimenti a Fanucci, è bello essere nati nello stesso periodo di Time Crime, Sergio spara bordate di qualità, da sempre sia chiaro, Chapeau!

  4. @Vitandrea: perdonami ma non ho capito la domanda… la prima parte, i primi due paragrafi, è farina del mio sacco, le trame sono quelle delle chede stampa della Fanucci/TimeCrime…

    @Matt: sai che con me sfondi una porta aperta con Nisbet. Spero solo di poter leggere anche altri suoi lavori. Sul crime, a mio avviso, Fanucci è molto altalenante: a capolavori del genere Nisbet, Burke, Jahn, Zeltserman alterna roba molto più dozzinale e negli ultimi tempi la qualità era calata notevolemente a favore di una quantità criticabile, come a rincorrere le mode. Spero che con TimeCrime ci sia spazio per l’una e l’altra cosa, accontentando anche i gusti del sottoscritto e di molti che girano intorno a questo blog…

    • Vitandrea in ha detto:

      Hai ragione, non era chiaro. A Fanucci hanno scritto “Martin Windrow, casualmente coinvolto nelle indagini relative al ‘suicidio’ di Virginia Sarapath: la notte in cui è stata ‘uccisa’ “. Difficile che un suicida si sia fatto ammazzare da un altro. Un altro motivo di disaffezione: la sciatteria di queste case editrici dai nomi grossi.

    • E Woodrell dovelo mettiamo Woodrell?!?!?! Rural Noir che profuma di Letteratura assoluta!

  5. Bravo Vitandrea! Purtroppo la sciatteria impera dovunque, dentro e fuori i libri, e quando fai il preciso ti accusano di essere una pigna in culo. Che mondo orribile.

    Riguardo alla questione del nuovo finale, mi pare una minchiata. O il libro merita di essere ristampato, oppure è meglio vada a finire nel dimenticatoio. Le operazioni di plastica correttiva non dovrebbero appartenere al mondo degli scrittori.

  6. @Vitandrea: hai ragione, cazzo, mica me ne ero accorto! A dire il vero manco l’ho letta la trama, cioè, la conoscevo già dai tempi della tue recensione, ho fatto solo copia-incolla dalla scheda stampa della Fanucci. Bel colpo hanno fatto… diobò, ma come si fa? Ma nessuno l’ha riletta prima di mandarla ai giornalisti? Ciò non toglie, comunque, la grandezza di Nisbet, a breve leggerò il romanzo e farò attenzione agli appunti che avevi sollevato tu tempo fa. Però, mannaggia, mi dispiace sentirti così disilluso, certo, ci sono mille motivi per pensarla come te, come ho confessato io stesso in un altro commento, però scavando scavando qualcosa di buono c’è. Io, comunque, sono contento che un romanzo del genere di uno scrittore del genere sia stato ristampato, perchè bene o male c’è un motivo di speranza per l’editoria di romanzi di qualità e di genere, invece dei soliti scandinavi o roba varia. Proprio oggi un’altra mi è arrivata un’altra comunicazione di un ufficio stampa su un altro lavoro uguale a mille altri.

    Le biografi di chi hai letto? Io mi sto leggendo quella di Ernest Rutherford, proprio bella…

    @Al: sciatteria anche mia, in effetti potevo rileggerlo. A mia parziale discolpa c’è che ho scritto il pezzo mercoledì sera mentre mettevo a nanna i bambini dopo che ero in piedi dalle sei e una intera giornata di lavoro. Per risparmiare tempo, a causa della stanchezza, mi sono dedicato ai due paragrafi scritti di mio pugno,facendo affidamento che almeno le trame che mi mandano nelle schede stampa siano corrette, ovviamente mi sbagliavo. Uff…

    Sulla riscrittura del finale: sai, non so, il romanzo ha trent’anni ed era l’esordio di Nisbet, forse lui stesso si è accorto che, insomma, poteva fare meglio. Vitandrea aveva in effetti evidenziato anche altri problemi. Ora: dipende se il romanzo era almeno accettabile e quindi meritevole di essere letto – mi sembra che Vitandrea fosse su questa posizione – oppure da cestinare e beh, stai tranquillo che lo dirò. Nisbet è un autore che amo molto, quindi potrei rischiare di essere poco oggettivo, ma mi impegnerò per essere imparziale e dimenticare le questioni di cuore!

  7. Mi accodo nel notare che ho fatto anch’io lo stesso errore..ho fatto la segnalazione sul blog, senza leggere attentamente la trama. Anche perché, come Pelf, vado molto sulla fiducia, quindi non mi metto a leggere per filo e per segno la trama..al limite mi rileggo la recensione, alla ricerca di “castronerie”..complimenti a Vitandrea per l’acume 😉

  8. Caro Andrea, ecco la tirata custerliniana che tanto ti mancava. 😉
    E’ giusto inserire la scheda così come l’ha confezionata l’editore. Insomma, non stiamo mica parlando di un’azienda che fa carne in scatola e che sbaglia l’etichetta. Se una casa editrice spara fuori un testo (la scheda commerciale!) con un errore di questo tipo, è giusto che resti così com’è e che tutti si rendano conto di cosa stanno comperando e cioè un prodotto messo sul mercato alla meno peggio solo perché i diritti costavano poco e Nisbet ha accettato di riscrivere il finale (sempre che l’abbia riscritto lui). Naturalmente, le ultime due affermazioni sono mie illazioni, ma non credo di essere andato tanto lontano dalla verità, e se non dovesse valere per Fannucci, di certo vale per tanti altri editori.
    Del resto, bisogna anche dire che oggigiorno i lettori sono mediamente pigri e distratti. Negli ultimi anni, ho trovato una gran quantità di errori e inesattezze nei romanzi che ho letto, tanti da poterne fare un libro a parte commentandoli a dovere. Parallelamente, però, non trovo (quasi) mai sui blog o su FB segnalazioni di questo tipo, ma in compenso trovo recensioni e opinioni con errori altrettanto drammatici.
    E se ascoltate la gente parlare, avrete notato che la lingua è diventata un’opinione, i contenuti sono appiattiti e l’esattezza è diventata una seccatura da eliminare.
    Siamo alla deriva culturale, signore e signori, rifiutiamo ciò che è complicato e vogliamo semplificare ogni cosa per renderla comoda, per evitare sforzi. Siamo disposti a inglobare qualsiasi porcata pur di stare tranquilli, con il cervello a riposo. E chi ha ancora il coraggio di fare la punta alle matite, passa per essere una pigna in culo, come dicevo stamani ad Andrea in una mail privata.
    Ecco, ho finito.
    😀

  9. Gigistar in ha detto:

    @Al: realtà alla quale, mi viene in mente, si può reagire più o meno in due modi:

    1) lagnandosi e criticando tutto e tutti a ogni refolo di vento che ci spettina il ciuffo, ben consapevoli che l’atteggiamento da “pigna” raramente cambia le cose, ma più facilmente ci confina in una torre d’avorio dove potremo rivedere a manetta il film “Incompreso”…

    2) cercando di essere propositivi, segnalando ciò che non va ma anche e soprattutto ciò che va, ciò che è fatto bene, ciò che merita. Sollevando entusiasmo, se possibile, laddove c’è terreno fertile per farlo crescere, e portando la propria esperienza (bella o brutta) al servizio di quell’angolo di mondo che si vorrebbe diverso.

    Prima di beccarmi bordate, chiarisco che non mi riferisco nello specifico a Te, che non ho il piacere di conoscere, sebbene forse concorderai che la maggior parte dei tuoi interventi, in questi lidi, sono più sull’ipercritico demoralizzante che sullo speranzoso incoraggiante. Per carità, ognuno ha la propria opinione, il proprio carattere, la propria esperienza, e scrivo quel cavolo che vuole. Gli altri faranno uguale.

    Mi riferivo più in generale al “mood” degli ultimi post di questi giorni, in cui di nuovo mi sembra di vedere quel clima da “qui fa tutto schifo, moriremo tutti”. Insomma, chi ci tiene faccia qualcosa!
    Tiriamo fuori anche le esperienze positive e moltiplichiamole su questi cavolo di blog e FB… invece di replicare tutti le stesse copertine su comando delle case editrici.
    Fanucci scrive una minchiata? Be’, amici blogger che avete ricevuto quella scheda stampa, rimandategliela indietro con una bella critica, e scrivetelo ovunque.
    Nascono iniziative come Revolver e la stessa TimeCrime? Sosteniamole e se possibile aiutiamoli a far meglio.
    E tanto per aggiungere un’altra fesseria: parliamo di più alle persone che ci circondano delle cose che ci piacciono. Spargiamo la voce. Regaliamo un libro. Portiamone una copia in ufficio e spargiamola tra i colleghi. Lansdale mi deve almeno dieci lettori ormai iperaffezionati!

    Happy Saturday!

  10. Custerlina in ha detto:

    Caro Gigistar, la critica negativa fa parte del processo quanto quella positiva. Purtroppo, su questo amato blog si parla di cose che attualmente sono in uno stato comatoso, con poche eccezioni (che per fortuna ci sono, tipo la collana diretta da Strukul, per dire). Del resto, a evidenziare le cose belle si fa gioco facile e si tende a far dimenticare quelle brutte: è un giochetto molto italiano (ma non solo) grazie al quale da anni continuiamo a ficcare polvere sotto al tappeto. Diciamo che io faccio la parte del cattivo, dai.
    Comunque, da parte mia credo di fare un lavoro buono nell’ottica del cambiamento di mentalità in questo Paese (nel mio piccolo, s’intende). Scrivo libri fuori dagli schemi (almeno un poco), faccio i miei interventi sul web e ne parlo alle presentazioni che ho occasione di fare in giro. E lo faccio anche nella vita di tutti i giorni, con amici, colleghi eccetera. Purtroppo il mio discorso non è ben accetto perchè va a minare sicurezze e comodità, e si sa che questo comportamento ha sempre messo in cattiva luce chi lo ha adottato. Ma non m’interessa: io ho delle idee e mi piace farle arrivare alla gente, qualcuno riuscirò pure a salvarlo, no?

  11. Personalmente adoro le bordate ipercritiche del vecchio Al, che portano sempre un po’ di pepe nella discussione. Di mio mi sento di aggiungere che, a fronte di un periodo di sperimentazione italiana col genere (penso appunto a Perdisa e ai fasti ormai trapassati di Meridiano Zero, che non hanno avuto paura di accogliere noiristi tricolore nelle loro fila), ho l’impressione che in futuro ci sarà una stretta sempre più marcata per chi scrive di sangue e pistolettate nel Belpaese (Dio ci scampi dai soliti Camilleri/Faletti!!!) e per quelli “fuori dagli schemi”, come dice Al, perché il mercato è tornato a chiedere molti stranieri (mentre per gli italiani la richiesta è: precariato, esistenzialismo ombelicale e mancanza d’ideali: la solita trippa ombelicale che già ci aveva massacrato i coglioni negli anni 90 insomma!)

  12. Quanto mi sei mancato Al! Tra l’altro avete ragione sia tu sia quel vecchio sorcio di Gigistar, cioè, siete due parti dello stesso processo di mutamento: Al è la pars destruens, Gigistar quella costruens, prima l’uno, poi l’altro. Ovviamente ho già mandato mail a ufficio stampa TimeCrime sottolineando l’errore. Certo, non può che dispiacermi che la cosa sia uscita su Pegasus, la prossima volta leggerò anche le trame, anche se la sera sono talmente brasato che cazzate simili potrebbero ugualmente sfuggirmi…

    Al, ragazzi, ha ragione da vendere. Dai, parliamioci chiaro: il genere che amiamo e di cui parliamo da queste parti sta agonizzando, per quel che riguarda il mercato nazionale. Nei paesi anglosassoni sembrano nascere molti scrittori interessanti ogni anno, un po’ come nella cantera del Barcellone per il calcio, ma da noi io vedo prodotti bene o male sempre simili, che ammiccano o Ellroy o a Dan Brown, come tempo fa aveva anche sottolineato Luca Conti. E non è un caso – penso e spero – che due tra gli scrittori più interessanti e originali, a mio avviso, del nostro paese come Al e Omar frequentino i lidi di Pegasus dove, bene o male, ho sempre cercato di puntare su un punto di vista alternativo e di fare, nel mio piccolissimo, cultura, sponsorizzando loro, ma anche Leonard, Dexter, Wambaugh, Gischler, Pizzolatto etc, e cercando di dire pane al pane e vino al vino sul resto. Non che questi scrittori abbiano bisogno di me, Leonard è un gigante che caga in testa a Pegasus, o Dexter o Wambaugh, ma anche se solo sono riuscito a far leggere questi autori, diciamo, a cento persone in più in queste quasi quattro anni di lavoro, beh, io sono contento.

    Al fa bene a sottolineare tutto ciò che non va, si parte sempre da lì per cambiare, rifiutando il presente e quello che non ci piace. Poi, però, cerco di agire come dice Gigistar, parlando di quel poco che scavando scavando di buono c’è, a maggior ragione in questo mio personale periodo in cui il tempo e le energie sono veramenti pochi e preferisco impegnarli con roba buona, da evidenziare, piuttosto che boiate da stroncare. Stroncare, poi, non mi piace neanche, perchè significa che perdo attimi leggendo robe brutte o inutili, che non mi fanno crescere o lo fanno in maniera sottrattiva, togliendo, non aggiungendo.

    Alla fine non mi faccio illusioni, però, lo so bene che quattro anni di lavoro qui valgono un cazzo a confronto di una bella pila di libri in mezzo all’ortofrutticolo dell’Esselunga di Saronno. Lo so, ma non posso farci niente, anche se spero pure io che ci siano autori che qualche lettore me lo devono (e di voi, Al e Omar, ne sono certo perchè mi hanno scritto qui, su FB o in privato!Ahahahaha!)

    Ragazzi, comunque, diciamo gli italiani gli italiani. Ma dove sono questi italiani? Abbiamo autori che, almeno potenzialmente, possono dire qualcosa al di fuori del nostro ombelico italico e sbarcare in USA, Francia o Inghilterra? A me, ve lo dico, i precari hanno rotto il cazzo, e che due palle! Che i miei coetanei inizino anche a tirare un po’ fuori le palle, a frignare di meno e a rimboccarsi le maniche di più, nessuno, nè a me nè a voi nè a loro ha mai regalato niente e allora su, animo, diamoci dentro e prendiamoli a calci nel culo questi vecchi che ci fottono il futuro, anche nell’editoria, scriviamo storie che siano capaci di farsi leggere e che dicano qualcosa di un minimo di originale. Ma se vi piace la Mazzantini… beh, leggetevela e non lamentatevi!

    • Andrea, il problema è che in un mercato così impermeabile nemmeno lo sapremo mai, se ci sono in circolo nuovi autori italiani validi che possono penetrare altri lidi al di làdei meri confini nazionali. Io ho esordito con una casa editrice che ha praticamente solo me come autore “di genere” (metto tra virgolette perché prima o poi bisognerà decidersi su cosa lo è e cosa no; vabe’, disquisizione lunga e annosa che non ho voglia di affrontare a stretto giro) e il credito che mi ha concesso è esclusivo frutto di un certo successo dei titoli che sforno, ma so per certo che dozzine di nuovi arrivi virati al noir vengono scartati a priori (il che, per ISBN, va detto, è anche normale, visto che è un segmento che non gli interessa) però non ho idea di cosa arrivi in giro per le altre redazioni. Ripeto, il mio è solo un sentore, ma credo che in questo momento – con la crisi, il futuro plumbeo e bla bla – le case editrici preferiscano assicurarsi un qualche ritorno coi nomi stranieri scartando gli esperimenti made in Italy. Ovviamente in questo discorso non inserisco Revolver e Timecrime che, essendo nate da pochissimo, probabilmente devono ancora decidere come affrontare lo snodo “autori italiani” (con Strukul ho già parlato in forma privata, so come la pensa e devo dire che lo appoggio in pieno)…

  13. Fabio Lotti in ha detto:

    Sto passando un periodo “bruttino” (eufemismo) per cui avevo deciso di non intervenire nei dibattiti dove, tra l’altro, in questo momento è facile che prenda fischi per fiaschi. Ma la pedata al sacro del giovane Pelfo ha ridato un po’ di verve al vecchio Lotti che così conciona. Mi sento più dalla parte di Gigistar e dell’invito del summenzionato Pelfo. Scrivete cose nuove, originali, diverse da quelle che non potete soffrire. Scrivete, magari, con uno stile adeguato alla bisogna e datevi da fare. Prima o poi verrà il tempo del riconoscimento, dell’affermazione. Se non venisse avrete almeno fatto una cosa con orgoglio e con passione.
    P.S.
    Beccato pure “Sinfonia di piombo”.

  14. E’ evidente che l’atteggiamento positivo di Gigistar e Andrea e Fabio è altrettanto importante di quello fortemente critico e a volte negativo mio e di Omar (a proposito, “vecchio Al” ‘sta cippa :D). E’ necessario, però, che la positività non funga da paraocchi a là Berlusca: lodiamo le cose positive, ma non facciamo finta che l’aver trovato un buon libro in libreria significhi che la situazione culturale ed editoriale sia okay.
    Dopodiché, tutto dipende dalla sensibilità di ognuno riguardo l’argomento: io ci tengo molto e la prendo in maniera seria e sanguigna, altri possono considerare il problema come una banale seccatura, altri ancora neanche lo ritengono un problema.
    L’ho detto anche in altri blog (che non visito più): se vi sembra che io stia rompendo i coglioni perché sollevo questioni che per voi sono acqua fresca o addirittura vi mettono a disagio perché mettono in evidenza la vostra appartenenza al gregge, allora tolgo il disturbo. (Sia chiaro, questa frase non è diretta a questo blog e a i suoi frequentatori, l’ho segnalata solo per farvi capire la situazione).
    Ancora una cosa: l’atteggiamento del lettore medio verso la cultura (tra cui la letteratura) poi si riflette su cose ben più importanti nella vita di tutti i giorni. Chi è disposto a sciropparsi il romanzo di Pupo, sarà lo stesso che alzerà le spalle quando Monti o chi per lui introdurrà nuove tasse, taglierà la sanità, permetterà le coltivazioni transgeniche e via dicendo.
    State attenti, ragazzi e ragazze, che noi parliamo di libri, ma contemporaneamente parliamo anche di altro, parliamo della nostra vita di tutti i giorni, perché solo la cultura è indice della civiltà di un popolo.

  15. Dimenticavo: ciao Fabio! Abbraccio! 😉

  16. Fabio Lotti in ha detto:

    Ringrazio Al per l’abbraccio in un momento particolare. Se tira giù libri come l’ultimo credo che possa ritenersi soddisfatto. Se poi la maggioranza dei lettori si butta da un’altra parte facciamocene una ragione. Anche se uno continua lo stesso a lottare con tutte le sue forze.

  17. Vitandrea in ha detto:

    Ciao ragazzi, per chiudere il cerchio su Fanucci e la nuova edizione di Nisbet: l’ho visto in libreria e ho letto la quarta di copertina. L’hanno, meno male, cambiata, se ne sono accorti. Ciò non toglie la magra figura. C’era una castroneria semantica di pari livello su una quarta di Einaudi per un romanzo di Bunker. Appena posso ve la faccio leggere. La novità è, in pratica, un capitolo nuovo, che si aggiunge a quanto c’era prima. Non l’ho letto. Ma concordo con Custerlina nel pensare che non ha senso modificare una cosa di 30 anni fa. (Lo ha fatto anche Stephen King con il primo libro del ciclo la Torre Nera, perché aveva cambiato idea sul finale nel corso della scrittura).
    Per il resto sta venendo fuori un discorso interessante su cui mi riservo di intervenire in un altro momento, per leggermi con calma tutti gli interventi.
    Saluti a tutti!

  18. Fabio Lotti in ha detto:

    Ultimo intervento prima che arrivi il nipotino a tirarmi un po’ su di morale. Due osservazioni:1) La maggior parte dei lettori sono donne. Penso che, in genere. siano portate più al gialletto-rosa (con il dovuto rispetto) che non a libri più “forti”. Una volta una scrittrice dalle palle quadre alla mia domanda perché avesse inserito nel suo libro una storia sdolcinata mi ha dato questa risposta.
    2) Ho letto “Sinfonia di piombo”. Un bel tourbillon ma solo perché è Glischer, altrimenti l’infinito movimento sarebbe apparso noioso come uno dei tanti mediocri, sonnacchiosi polizieschi che sono in giro (anche se ne esistono pure di ottimi).

  19. Ma dai ma dai non è vero che non c’è speranza E che palle!!!! Ma invece di starci a raccontare quanto fa schifo l’Italia e il mondo editoriale italiano perchè non proviamo a fare qualcosa? Ma come possiamo pensare di vendere i nostri libri senza metterci in trincea? Ma chi diavolo dovrebbe leggere un libro di Custerlina, Strukul o Di Monopoli? Certo, io credo molte persone che però – guarda caso – sono bombardate dalle proposte più o meno efficaci, più o meno commerciali. E dunque? E dunque la risposta è farsi il culo! E con entusiasmo anche, diavolo porco! Non intendo certo gettare la croce addosso al giovane Al e all’altrettanto scavezzacollo di Omar (sono tra i miei autori preferiti) che stimo, apprezzo, di cui leggo i libri e che consiglio spesso e volentieri come spina dorsale di una nuova narrativa pop italiana, magari insieme a Marilù Oliva e Francesca Bertuzzi, ma appunto i lettori te li devi andare a prendere. Oggi più che mai! Con Mila ho fatto la conta: quasi quaranta presentazioni nei primi sei mesi sul mercato e ancora mi paiono poche. E ne farò ancora. Ora il fumetto, ed è ancora poco. Voglio il videogame, voglio le traduzioni all’estero e il punto è: andare all’assalto con la baionetta, fare sistema, confrontarsi, parlarne, coinvolgere, diffondere, nominare il bello che c’è in questo Paese. Volete essere tutti TQ? Dio ce ne scampi! Viva la birra, i party, i Festival, gli incontri: facciamone di più dico io, facciamoli diventare una catena, facciamo in modo che un paio di volte al mese nel corso dell’anno ci siano manifestazioni dedicate agli autori, lettori, giornalisti, blogger, direttori, mozzi, birrai, come noi!!!!! Sono appena tornato da Mantova COMICS & GAMES e la gente ha fame di questa roba qua! Esiste un mercato solo che devi conoscerlo, devi individuarlo. Penso che Al e Omar siano due ottimi scrittori, originali, intelligenti, credo che Pelfo diffonda il verbo e come lui Cecilia, Fabio, Gigistar e tutti gli altri. Vogliamo per piacere insistere e non darci per vinti? Vogliamo per favore parlare a tutti quelli che conosciamo di Gischler, Custerlina, Di Monopoli, Oliva, Bertuzzi, Nisbet, Nikitas, Woodrell ecc. Vogliamo divertirci? Vogliamo cambiare le cose? Dai cazzo, ci lamenteremo a settant’anni Dio santo! Invece cerchiamo di creare un maledetto circuito che funzioni. Al non ti voglio così arreso, combatti madonna santa sei uno sveglio! Sei pure friulano razza meravigliosa, Omar amo la Puglia, sto lavorando con Vitti che è un pugliese (anche se vive a Reggio Emilia) che va all’assalto all’arma bianca, dai buttiamo giù ‘sta mandria di ottantenni incompetenti e incapaci del cazzo a spallate.

    Vi amo,

    Matteo

    PS: come sempre poco lucido ma con molta grinta e birra nelle vene! Ah ah!

    • Caro Matteo, qui non è questione di arrendersi o meno, ma di guardare in faccia la realtà.
      Punto primo: come tutti gli scrittori italiani che hai citato, anche io devo lavorare al di fuori dell’editoria per portare il pane a casa e questo già ci pone in gravi difficoltà logistiche e organizzative per la promozione di un libro (tu, almeno, già lavori nel settore e nella posizione più appetibile per la promozione di un libro e quindi hai già i contatti che contano).
      Punto secondo: la mia casa editrice, pur essendo ben posizionata sul mercato, non mi sostiene per niente, nonostante io sia un tipo che rompe abbastanza i coglioni. Semplicemente, non gliene frega nulla, sono uno dei tanti in un catalogo sterminato di un mercato sterminato.
      Punto terzo: mi sono mosso per avere uno sponsor come hai fatto tu con Carlotto, ma senza ottenere risultati.
      Punto quarto: ho contattato gli agenti che mi parevano più adatti per cercare di migliorare la mia situazione editoriale, ma non mi hanno nemmeno preso in considerazione.
      Punto cinque: non vendo un cazzo, quindi non ho lettori, quindi non ho la forza per portare a casa i 4 punti precedenti.
      Ecco, queste considerazioni messe insieme mi fanno pensare che la mia produzione non valga una cippa (almeno in Italia, a voler esser buono con me stesso) e quindi traggo l’ovvia conclusione: meglio cambiare aria, ci sono altri generi che mi piacciono e li sperimenterò volentieri.
      Del resto, io credo che quei pochi lettori pulp/noir (per semplificare) che abbiamo in Italia siano saturati dagli autori stranieri che tu conosci bene e quindi tendano a snobbare gli autori nostrani (qui il discorso sarebbe molto più vasto, ma non ho intenzione di avventurarmi nelle terre dell’ovvio, conosciamo bene questo discorso).
      E poi, tu dici: “Esiste un mercato solo che devi conoscerlo, devi individuarlo.”. Grazie al cazzo: se devo lavorare nell’informatica per 40 ore alla settimana e se devo scrivere romanzi, quando minchia avrò il tempo per fare anche l’agente di me stesso? Tu sai bene che fare promozione è una professione, come puoi pensare che uno scrittore dilettante possa farsela da solo e in maniera veramente efficacie?
      Last but not least, io sono un personaggio “scomodo”, che vede oltre le ipocrisie e che tende a dire la verità, quindi spesso mi trovo emarginato da chi predilige il conformismo, il “politically correct” a ogni costo, la prevedibilità, il ti-lecco-il-culo-se-poi-tu-lo-lecchi-a-me.
      Per concludere: scrittori come siamo Omar e io (Omar mi corregga se sbaglio), hanno bisogno di qualcuno che creda in loro e che li aiuti a emergere, solo che questi qualcuno vedono più possibilità in Pupo (tanto per fare un esempio recente) oppure negli autori stranieri. E forse non hanno tutti i torti, visto che la possibilità di cui parlo è quella di fare soldi.
      vi abbraccio tutti,
      Al

      Ps: non sono friulano, ma triestino e ti assicuro che c’è una gran differenza, nel bene e nel male. 😉

  20. Fabio Lotti in ha detto:

    A Matteo e agli altri lettori il mio pensiero su “Sinfonia di piombio” qui http://omardimonopoli.blogspot.com/2012/02/ciak-azione.html

  21. @Custer Al che dire? Va benissimo, cambia genere. Mi pare una splendida cosa, del resto pure io dopo un po’ ho bisogno di respirare altre atmosfere quindi ben venga qualsiasi altra cosa vorrai scrivere… triestino eh? Benissimo, ascolta non proverò a convincerti tanto non ci riesco che vuoi che ti dica? Io continuo a pensarla allo stesso modo! Ti abbraccio, MS
    @Fabio: vista, splendida, concordo su tutto!

  22. Bello leggere interventi così accorati e sentiti..c’è voglia di nuovo e, purtroppo, l’editoria non emerge e preferisce rifugiarsi in autori noti e stra-noti, o cantanti che si improvvisano scrittori, o calciatori che hanno visioni metafisiche, o Bruno Vespa, che vende a prescindere (e immaginiamo il perché). Ora, io dico, mi metto anche nei panni di uno scrittore che, dopo aver fatto una fatica boia a mettere giù un’idea e farla diventare un romanzo, dopo aver superato editing che alle volte, stravolgono il significato di un libro, ha una recondita (ma neanche tanto) speranza che per pubblicità, presentazioni, ecc ecc. ci pensi la casa editrice. Giustamente, non tutti possono avere i famosi “agganci” per andare avanti da soli. E certo la cosa si fa molto più complicata. Tra l’altro, se penso quante copie bisogna vendere prima di ricavarci qualcosa..credo di aver sentito che allo scrittore va circa € 1,00 (o forse meno..)a copia. Ma il lettore che va in libreria, come fa a dare maggiori possibilità ad uno scrittore emergente, quando il prezzo di copertina riporta la medesima cifra che potrebbe avere un libro di Lansdale, ad esempio? E allora..cosa si può fare? Ha ragione Matteo, quando dice che bisogna rimboccarsi le maniche e ha ragione Al, che ce la mette tutta ma sembra non sia abbastanza..
    In tutto questo che possiamo fare noi lettori, noi blogger, noi donne che leggono i gialletti (riferito scherzosamente a quanto ha scritto Fabio Lotti)? Diffondere, diffondere, diffondere. Io credo che il passaparola sia lo strumento giusto per far conoscere e apprezzare nomi meno altisonanti, ma altrettanto capaci (se non di più) di scrivere bei romanzi. Basta darcene la possibilità. Non siete soli e, se lo spazio sul web non ci viene dato dalle case editrici, ce lo prendiamo a suon di blog, siti, forum ecc ecc. E, nel mio piccolo, vengo ascoltata. Si può fare di più, certo..ma mi pare già un buon inizio, che dite?

    • @Matteo: il punto non è convincermi a cambiare idea, ma discutere sulla situazione che il tuo e il mio intervento ha evidenziato da punti di vista diversi. Ma non posso obbligarti a farlo, per cui mi limito a ricambiare il tuo abbraccio. 😉

      @Cecilia: noi scrittori dobbiamo mettere in conto di non piacere, per cui non è detto che i blog e il passaparola siano la soluzione del problema. Cul-de-sac, per esempio, è stato semi-stroncato da Corpi Freddi e ignorato da molti altri.
      Al di là di questo, io sarei felicissimo di vendere a prezzi popolari i miei libri, anche a costo di rinunciare a quei 4 soldi che percepisco, ma le case editrici non ci sentono, e quando lo fanno o vanno su generi sicuri (il nuovo Nome della Rosa, il nuovo Ken Follet :-D) o su autori stranieri.

      Il problema, amiche mie e amici miei, è culturale, ma non possiamo neanche lontanamente pensare di poter cambiare la testa di una nazione intera (la stessa nazione che si sbraccia per Sanremo e per il calcio) solo per vendere qualche libro pulp.

  23. cari voi, io dal 2007, anno del mio esordio, di presentazioni in lungo e in largo per la Penisola ne avrò fatte centinaia (sono stato pure in carcere e nei manicomi, giuro). Non sono uno che si piange addosso e vi assicuro che il calore degli appassionati mi scalda ancora tanto il cuore (anche le critiche mortali vanno bene – vero Vitandrea?;-) e personalmente ho solo registrato quello che mi sembra un andazzo generale ma non ho paura per il futuro del filone, anzi, realtà come TimeCrime e Revolver mi paiono incredibilmente incoraggianti.
    Tra l’altro al momento sto lavorando a più progetti contemporaneamente (uno, quello cinematografico, tra mille impedimenti sembra prenderà finalmente il via a brevissimo) e quindi non mi lamento: oggettivamente però va registrato che essendo questo un piccolo paese con uno zoccolo duro di lettori forti e un grosso fiume di analfabeti pronti a divorarsi i fabiovoli di turno qualche volte il dubbio di lavorare per il niente prende il sopravvento. Però ribadisco, io mi sento addirittura un privilegiato, in questi anni ho conosciuto parte dei miei miti letterari, ho ricevuto premi importanti e continuo a entrare nelle scuole e nelle biblioteche di tutta Italia coi miei libri: sono costretto a continuare a crederci e ci credo, assaporando il piacere di confrontarmi con gente come voi e tenendomi gradevolmente alla larga dai TQ (nelle file dei quali, tra l’altro, ci sono numerosi miei compagni di battaglia: la Puglia Wave è assai operativa;-))

  24. Fabio Lotti in ha detto:

    Portare qualcosa di nuovo non è mica facile. Intanto perché non è nella tradizione nostrana. E poi perché ci vogliono due palle così. Il pulp. Faccio un esempio concreto sperando nell’intelligenza di Matteo. “Mila”, che pure ha diversi spunti interessanti, è rimasto come bloccato a metà strada, è mancato il coraggio, la forza dirompente delle situazioni, la forza dirompente della scrittura. Siamo all’inizio ed è comprensibile. Ma Matteo mi pare uno che non si butta giù ed io sono convinto che il secondo libro sarà senz’altro migliore. Per quello che ne capisco.

  25. Be’ ma infatti Fabio portare qualcosa di nuovo è un pacco e ti dico la sincera verità ogni tanto ci riesci e ogni tanto no e ammetto che – poichè le opinioni sono diverse – c’è pure chi ha detto che Mila è un personaggio dirompente e che prima una del genere non esisteva e – addirittura – ci sono temerari che hanno pure detto che è scritto bene (La Stampa e XL sennò sembra che dica le cose a caso) ma tanto non è questo il punto. Il punto è – e sono d’accordo con Al – che bisogna parlare del mare di pigrizia che uccide la lettura in questo Paese, e di tutto quello che non va e sono d’accordo come dice Omar che a volte ti chiedi perchè farlo quando ti pare di lottare contro i mulini a vento, io tuttavia citavo i Festival, le presentazioni, gli incontri e sottolineo i festival perchè se invece di concentrarsi un po’ troppo sul proprio si sfruttano appieno le occasioni poi nascono situazioni interessanti (se oggi pubblico il fumetto con Vitti è perchè ci siamo conosciuti a una presentazione e abbiamo consolidato la nostra amicizia/collaborazione al Festival Sugarpulp) se sono line editor di Revolver è anche perchè ho parlato a Lucca (Fiera Fumetto) e a Torino (Salone del libro) con Marco Schiavone, sono solo alcuni degli infiniti esempi che potrei fare e credo che per alcuni di voi possa essere lo stesso ma a volte bisogna essere meno egocentrati e più disposti ad aprire tavoli di discussione che è appunto quello che stiamo facendo e che si fa spesso qui su Pegasus. Questa è la nostra forza, per questo credo che un culto come quello di Gischler nasca sì grazie alla molta stampa uscita ma anche e soprattuto grazie alla rete e alla sua disponibilità e all’affetto che ha sempre avuto per i lettori e anche e soprattutto all’entusiasmo di tutti quelli che l’hanno conosciuto e ai numerosi tour e incontri in Italia che l’hanno visto protagonista (e quest’anno Victor torna con Allan Guthrie a maggio) e beccatevi questa mofos ah ah…quindi il punto è: io credo nel fare quadrato, credo che dobbiamo farlo il più possibile, credo che le divisioni e le misurazioni “peniche” del io sono meglio o io dovrei essere scoperto e io merito più di te non servano a nessuno…io non penso di essere particolarmente fico ma so una cosa: che sono disposto a succhiare esperienza e a scambiare info come figurine per far crescere la zuppa pop in cui navigo e so di avere molti fratelli e sorelle che fanno lo stesso in questo brodo caldo mmmm…eh eh

  26. Alberto. in ha detto:

    Sono un lettore. Sono un orfano di meridiano zero. I miei libri , oltre a meridiano,sono Einaudi stile libero, qualche piemme e qualche fanucci e pochi altri. Grazie ai vostri blog ho scoperto libri e autori che mi hanno divertito e mi hanno fatto nascere una passione. Grazie.
    Mi faccio un idea con le vostre recensioni,e poi procedo all acquisto e alla lettura. La mia opinione non sempre coincide, ovvio.
    Secondo me chi è un po’ in difficoltà dovrebbe chiarirsi le idee su quello che vuole fare nella vita e soprattutto perché .
    Parlo a nome dei lettori, grazie per le belle pagine scritte. Se avrete ancora voglia di farlo, e lo farete con entusiasmo e passione, fatelo,noi ve ne saremo grati, altrimenti fate a meno. ci sarà qualcun altro al posto vostro sullo scaffale in libreria, al mercatino, su comprovendolibri e su ibs.

  27. Grazie Alberto, spero che ti piaceranno gli autori Revolver credo anzi che ti entusiasmeranno, su tutto il resto hai perfettamente ragione, io per parte mia sono molto contento di quello che mi sta succedendo e il tentativo sarà quello – sia come direttore di collana sia come autore – di provare a dare il meglio di me con grande entusiasmo…non potrei farne a meno! MS

    • Alberto, non capisco perché tu debba essere così infastidito riguardo una discussione tra lettori, autori, editori e critici.
      Inoltre, come sai, le difficoltà fanno parte della vita e non è detto che io debba chiarirmele nell’intimità della mia cameretta. Su questo blog, finché il padrone di casa non mi caccia, mi sentirò sempre libero di esprimere le mie perplessità, le mie idee e le mie paranoie. E mi sentirò libero di discuterle con chiunque abbia voglia di farlo.

  28. @Alberto: mi sembra che il tuo sia un consiglio un po’ scontato, anzi, forse non è nemmeno un consiglio (non saprei come decodificarlo – comunque, sia chiaro, lo rispetto) però ti assicuro che ogni volta che mi metto al computer, per formazione e credo, dubito di tutto e tutti e in primis di me stesso, e questo a prescindere dai risultati, dalle copie vendute, dai contratti soddisfacenti e via discorrendo. Il processo creativo è un atto pieno di variabili che attengono al personale, nessuno qui – credo – voleva dibattere sul merito. È abbastanza ovvio che se non scriverò io dei buoni noir ci sarà sempre (e c’è, chiaro) chi ne saprà scriverne prendendo il mio posto negli scaffali delle librerie: e quindi? Mi pare la scoperta dell’acqua calda. Questo è un luogo in cui autori, appassionati, editors e semplici lettori s’incontrano per discutere, personalmente non vengo qui mica a cercare nuovi stimoli: stiamo facendo considerazioni generali (ognuno partendo dalla propria esperienza, certo, questo sì). Ti ringrazio per le belle parole ma ci leggo un certo sprezzo camuffato da «benevolentia»

  29. Cari Al e Omar e Pellf e Alberto e Fabio e Vitandrea, Cecilia, Gigistar e Emo sono così contento di questa discussione, io credo noi si debba far quadrato, lega, alleanza insieme, magari programmatica, magari d’intenti, ciascuno con le proprie peculiarità d’accenti, e infinito merito va a Pelf per aver creato una fumeria d’oppio letterario in cui ciascuno dice la sua, eccheccazzo, vi voglio bene, MS

  30. D’accordissimo, Matteo! 😉

  31. Quoto al 100%!! Matt, Sinfonia di piombo è adrenalinico al massimo…pfiuu! A breve la rece 🙂

  32. E’ un periodo di merda a carrettate e questo significa due cose: non far finta che non ci sia arrivata sotto al naso e – soprattutto – non fare l’onda.
    In questo senso sono convinto che un approccio entusiasta, analitico, critico e costruttivo, fattivo, possa andare a beneficio di tutti: di chi scrive i libri, di chi li promuove, di chi li distribuisce, di chi li vende e di chi li legge.
    Mi piace la rete, mi piace collegare i punti che funzionano perché ogni volta che ci ho provato ne ho avuto conferme positive. Ogni nodo della rete ha le proprie specifiche esigenze, ma è indubbio che a rafforzarne uno si rafforza la tenuta di tutto l’imbrago.
    Purtroppo non è facile triangolare fra Trieste, Trento (giusto, Andrea, o ricordo male?), Padova, Bari e Sassari, ma già la volontà di sedersi attorno a un tavolo virtuale e sostenersi reciprocamente laddove sia possibile (anche per questo, Matteo, insisto tanto per quel tour da ‘ste parti) aiuterebbe a porre dei punti saldi su cui continuare a risalire dalla melma e far sbucare, se non proprio il torso, almeno la linea delle spalle. E’ un lavoro lungo, logorante, frustrante e difficile, ma – proprio per questo – i risultati darebbero delle soddisfazioni maggiori e più durature.

  33. Alla fine credo che uno debba scrivere quello che sente dentro e basta. Cioè, se uno ha voglia di scrivere crime scrive quello al meglio che può, accentuando il lato noir, quello pulp, il realismo o il fumetto, quello che gli pare. Ci sono opere immense e bellissime pu nella loro diversità. E’ meglio Lansdale o Ellroy? Non so, fanno due cose diverse, in qualche modo io trovo più geniale il primo e ancora di più Wambaugh, per esempio, ma sono gusti. Se Al ha voglia di scrivere altro ben venga, il problema è che il mercato ha bisogno di etichette e di spot, le persone troppo eclettiche credo vengano viste non troppo bene, come i giocatori che ricoprono più ruoli.

    Matt dice bene nel fare gruppo, nel nostro piccolo anche qui lo stiamo facendo e il verbo gira, per fortuna ci sono sempre più persone come Alberto che mi esprimono riconoscenza per aver fatto conoscere loro certi scrittori e certe opere, ben sapendo, comunque, che non sono qui per insegnare, ma per imparare, alla fine non sono niente più che un lettore e Pegasus Descending lo fate voi con i commenti, altrimenti bel blog di merda sarebbe.

    Fare gruppo va bene, ma la cosa deve dae frutti in termini economici. Dico così perchè se i “nostro” autori vendono noi possiamo continuare a leggerli, altrimenti ciao ciao, passiamo tutti all’inglese – che poi non sarebbe neanche male – e buonanotte ai sognatori. Io spero che Revolver sia partito alla grande, non ho idea dei numeri necessari per far quadrare i conti, ma temo non siano pochi. Forse gli e-book potranno dare una mano in questo senso, riducendosi i costi forse ci sarà più spazio per lavori meno mainstream, anche mancherà l’oggetto fisico (e per casa mia andrebbe anche bene, non ci stanno più i libri nei miei due cazzo di locali…). Emo ha ragione – ah, sto a Saronno e vengo da Domodossola, ma se vinco un dottorato dove dico io mi trasferisco proprio a Trento, chissà che il tuo non sia un buon auspicio! -, le difficoltà logistiche non sono cosa da poco, internet può dare una mano (Matt, metti Pegasus sul sito di Revolver!).

    Ma continuaimo a parlarne! Ah, Al, ma figurati se ti caccio, tiri sempre fuori gli argomenti giusti, becchi sempre il punto e poi sei pure uno dei miei scrittori italiani preferiti (insieme a Omar, ma qui sembra che poi è tutto un magna magna tra di noi, cazzooooo!)

  34. Gischler è partito a razzo come al solito, diluvio di recensioni da TTL de La stampa a D di Rep. e bruciante come nei giorni migliori ma aveva una prima tiratura molto alta, Derek Nikitas fa molta più fatica un po’ cannibalizzato da Vittorio un po’ perchè è un autore nuovo, ma quel che conta è il progetto, voi per quanto è in vostro potere ragazzi diffondete il verbo su entrambi gli autori, voglio dire in questo modo abbiamo imposto GISCHLER sarebbe bello farlo anche per un autore importante come NIKITAS!

  35. Gigistar in ha detto:

    Tanto per dare un’idea, Sinfonia di Piombo è in posizione 1860 tra i bestseller di Amazon, I Fuochi Del Nord di Nikitas invece 42.564… bisogna pomparlo di più!

    @ Matteo: all’aeroporto di Fiumicino ieri mattina, 5 copie di Sinfonia ben esposte (di faccia) ma anche 3 copie di Nikitas disponibili (anche se esposte solo “di dorso”).

    @ Alberto: aggiungerei comunque un benvenuto nello zuppone di Pegasus!

  36. Alberto. in ha detto:

    Io leggo, e compro, 60 libri all’anno, di cui 55 thriller . Se un autore mi viene proposto nel modo giusto, gli do una chance e lo prendo. Ma sempre 60 libri prendo. Per quell’autore che ho comprato, ce n’è un altro che è rimasto sullo scaffale. Chi vuole che io compri il suo libro deve sapere cosa mi piace, e farmi sapere che lì lo troverò.
    Non potete dare la colpa a me( inteso come lettore ),o alle difficoltà oggettive che ci sono nell’editoria, se non ho comprato certi libri. È un atteggiamento che non porta niente di buono. Esiste un altro approccio, più realistico e costruttivo. E non è politically correct o lecca-il-culo-a-me-che-io-lo-Lecco-a-te, è semplicemente INTELLIGENTE.

  37. Alberto, intanto massima stima per te e massima invidia per il tuo libraio di fiducia. Sei un panda, renditene conto, e solo per questo non ti contraddirei mai,ma farei di tutto per preservare la salute tua e del tuo portafogli. 🙂
    A parte gli scherzi, ciò che dici è verissimo e lo condivido. Aggiungo però uno stimolo alla discussione: dal mio punto di vista tutto il panorama librario italiano beneficerebbe molto di un’assunzione di responsabilità da parte di ognuno degli attori che vi agiscono e quindi anche da parte dei lettori. Proprio per questo quando tu dici “Chi vuole che io compri il suo libro deve sapere cosa mi piace, e farmi sapere che lì lo troverò.” il mio invito è: premia quegli autori/editori/librai – ma soprattutto questi ultimi – che soddisfano questa tua esigenza, ma non concedere seconde chances a chi la tradisce. In questo senso, anche il ruolo del lettore è un “lavoro”. 🙂

  38. Grande Emo! Quoto!

    Gigistar: pompiamo Nikitas!

    Tutti: pompiamo Nikitas eh eh!

  39. A parte pompare Nikitas (appena cominciato, diavolo, mi sta gasando! D’altronde il nome della Oates in copertina bastava già a rendermelo simpatico:-) vorrei dire che non sono convinto che spetti all’autore “sapere cosa piace” al lettore. C’è – se permettete – una differenza tra chi vende e compra libri e chi li produce/scrive… Non sto facendo valutazioni di merito, vi prego di non equivocare, non penso che un libraio faccia un lavoro meno dignitoso dello scrittore (o dell’editore) che sono componenti fondamentali e necessari della trafila, ma se io autore mi ponessi in quest’ottica, puramente commerciale, probabilmente non starei a pensarci su tanto ogni volta che apro un nuovo file word per iniziare un nuovo romanzo. Mi capita di scrivere su commissione (articoli, reportage, persino slogan pubblicitari) ma con la produzione personale, quella che attiene a una mia precipua “poetica” (lo so, parolone, ma concedetemelo) io perseguo altri fini. Qualcosa che ha a che vedere con una prospettiva artistica, ecco (e non datemi addosso, adesso:-)

  40. Fabio Lotti in ha detto:

    Goliardicamente (mi sto riprendendo) sono d’accordo con tutti. Se “pompare” significa far conoscere la propria onesta opinione urbi et orbi sul libro di Nikitas idem come sopra. Se “pompare” significa, invece, esaltare per forza, in maniera iperbolica lo stesso libro lascio ad altri questo scopo. Anche perché sarebbe controproducente. Questo è quello che penso.

    • Gigistar in ha detto:

      @Fabio — ovviamente sono anch’io per la prima interpretazione del verbo “pompare”. Tuttavia vorrei dire anche questo: il fatto che su questo e altri blog la presenza di Revolver sia diretta e costante è un elemento interessante, originale e che mi sento di ripagare con una dose di attenzione un filo maggiore rispetto ad altre proposte librarie più “anonime”.

      Se anche altri editori sfruttassero canali come questo in modo intelligente e onesto, aprendosi al confronto con i lettori ma anche coinvolgendoli di più in modi innovativi, forse si otterrebbe qualche miglioramento nel mercato, nella qualità dei prodotti e alla fin fine nelle vendite.

      L’ho scritto qui varie volte: detesto il fatto che l’editoria si limiti a pubblicare e piazzare sugli scaffali. Forse poteva andar bene 20 anni fa. Oggi le barriere (fisiche, tecnologiche, culturali) sono molto minori, e internet ci apre possibilità di scelta immense. Pensate di farmi comprare un libro solo perché lo piazzate nella pila dell’Esselunga (copyright di Andrea)? Scordatevelo. Sono convinto che in futuro chi saprà innovare e scardinare le regole di questo mercato farà buone cose, perché per ora puzza ancora di muffa…

  41. Gigistar in ha detto:

    @Sartoris: la considerazione non fa una grinza. Tanto più che poi siamo qui a flagellare quegli scrittori che invece cedono alle tentazioni del “commerciale” e mettono il loro (più o meno grande) talento al servizio dell’editore… sfornando copie carbone di successi già consolidati. Un altro serial killer scandinavo?? Yaaaawn!

    Tuttavia…

    @Alberto: provo a interpretare la tua considerazione in questo modo: è un po’ seccante, per un lettore accanito come te, sentirsi dire che fa parte di una mandria di sottoacculturati per non aver mai letto qualche emergente autore italiano.
    D’altra parte, dici tu, la mia capacità di acquisto-&-lettura è limitata e, se permettete, mi butto dove mi pare, o dove penso di trovare maggiore soddisfazione, o dove editori e librai sono più bravi ad attirarmi, o dove i blog di fiducia mi indirizzano.
    Se voi autori volete convincermi, sbattetevi con tutte le vostre forze con i vostri editori, fatevi conoscere, provate strade alternative. Se non ci riuscite o trovate solo porte chiuse, massimo rispetto per voi e massima solidarietà umana, ma forse la % di “colpa” dei lettori è minore di quanto crediate.
    Non dimenticate infatti che:
    – è comunque un mercato iperaffollato, quello su cui state competendo.
    – che sfondare non è destino per tutti.
    – che può anche darsi che al grosso della gente il vostro lavoro (sorry!) non piaccia quanto piace a voi.

    Se il senso è questo sono abbastanza d’accordo. Cmq è tema complesso… già già.

  42. Raga: pompare è nel senso di diffondere claro e lo dico in un’ottica di “scoprire” un nuovo fantastico autore, oh opinione mia però mi pare che i primi commenti siano molto positivi, a parte questo concordo con Omar anche se poi – personalmente – devio più verso il “scrivo ciò che mi diverte” se non diverte me come posso pretendere che possa divertire (leggi intrattenere in modo intelligente) un potenziale lettore? Ma il principio è identico: non scrivo per piacere ma scrivo nella speranza di proporre delle storie interessanti e che personalmente voglio raccontare perchè a mio modestissimo giudizio non ho trovato nella narrativa italiana, insomma scrivo i libri che vorrei leggere, non necessariamente commerciali… come dice il mio amico Tim Willocks: scrivere senza paura! E mi piacciono gli scrittori di questo tipo indipendentemente da generi o ritmi! MS

  43. Gigistar in ha detto:

    Mi auto aggancio a un mio post precedente (tre più su) per buttare lì un esempio di una casa editrice, ovviamente straniera, che a mio modestissimo avviso usa la rete in modo un po’ diverso da quanto fanno qui da noi:

    http://www.mulhollandbooks.com/

    Questi signori pubblicano Lansdale, Robotham, Swierczynski, Pelecanos e molti altri, e il loro sito è un canale continuo di informazioni; commerciali, certo, ma ci si trovano interviste, recensioni, articoli degli autori stessi, e soprattutto un buon legame con il mondo dei blog, personali o ufficiali che siano.

    La loro mission è chiara: “This website is intended to be a community hub for readers and writers of suspense, crime, mystery and thriller fiction to gather to discuss any and all topics related to the genre”

    Generano movimento, suscitano interesse, promovuono la chiacchiera, e puntano a creare un legame con il lettore che va oltre il momento in cui si acquista un loro libro. Bravi loro!

  44. Gigistar sono d’accordo, infatti Revolver nasce proprio con lo stesso spirito in quest’ottica andava e va il contributo di Francesca Bertuzzi sul rapporto storia e territorio, il pezzo di Marco Piva Dittrich che spiega come ha tradotto Gischler e altre chicche che abbiamo in serbo per voi anche in quest’ottica ciclicamente dico di andare sul sito di http://www.revolverlibri.it non per fare promo occulta o palese ma per condividere altre e ulteriori chiacchiere mi chiedo e chiedo anzi in pubblico a Pelf: come potremmo trovare un modo per costruire un tavolo virtuale fra Pegasus e Revolver? Al di là del fatto che io qua sono un frequentatore compulsivo eh eh! E continuerò ad esserlo! MS

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