Pegasus Descending

Pulp, thriller, hard boiled, noir

Ryan David Jahn: “Quella volta in cui l’empatia fallì”

Ryan David Jahn

Una mia chiacchierata con Ryan David Jahn, autore del bellissimo I buoni vicini, romanzo che consiglio a tutti e scrittore di cui spero presto di poter leggere gli altri suoi lavori.

Ho molto amato il tuo primo libro pubblicato in Italia. Ma come è nato I buoni vicini?
Prima di tutto permettimi di ringraziarti. Sono felice che ti sia piaciuto. I buoni vicini nasce come risultato finale della mia attrazione per il caso di Kitty Genovese, su cui il romanzo è ambientato. Sono venuto a conoscenza della storia di Genovese quindici anni fa, quando ero un adolescente, e non l’ho più dimenticata, è rimasta con me. È un caso ammaliante, penso, perché molti di noi sono stati colpevoli di indifferenza e possiamo solo dirci fortunati che le conseguenze non si siano rivelate così terrificanti come in quell’occasione. Comunque, questo è quello che mi ha colpito in tutta quella faccenda e volevo esplorarlo, per questo ho scritto il libro.

Perché hai usato il caso di Kitty Genovese come linea rossa, come punto di contatto per le storie che hai raccontato? Inoltre, ci sono molti personaggi nei tuo libro. Perché?
Penso che se vuoi raccontare più storie in un unico romanzo tu abbia probabilmente bisogno di un forte collante per tenerle unite. Il caso Genevose è sufficiente solido, di per sé, tanto che ho pensato che potesse funzionare, mettendo insieme tutte queste persone nello spazio e nel tempo. Per quel che riguarda il numero dei personaggi: il caso Genovese è molto conosciuto perché c’erano numerosi testimoni durante il crimine, ma nessuno di questi mosse un dito. Tu puoi dire che c’erano molti testimoni, va bene, ma non credo che questo abbia lo stesso impatto del mostrarli, questi testimoni, come persone, come esseri umani, romanzando la loro indifferenza. Inoltre volevo esplorare diversi tipi di persone, personaggi differenti, e come ognuno di essi avrebbe raggiunto un patto con la violenza di cui era stato testimone, nonché con la ben più piccola violenza di cui ognuno avesse avuto esperienza nella sua vita.

I tuoi personaggi sembrano tutti indifferenti al dolore delle altre persone, sembrano concentrati solo su se stessi e nient’altro. È corretto? 
Non penso che siano così indifferenti come appare. Sono così concentrati su se stessi, come hai detto, che realmente non prendono in considerazione il dolore altrui. È una piccola differenza, ma penso che sia importante. Se avessero pensato a questo, avrebbero potuto avere qualche effetto sulle loro personali tragedie. Hai ragione a indicare tutto ciò come un fallimento dell’empatia, ma non è insensibilità, dal mio punto di vista, piuttosto inconsapevolezza o, forse, una ostinata cecità. Quasi tutti in una grande città sono colpevoli, chi più chi meno, di quanto detto. Molti di noi evitano i senzatetto, per esempio, senza fare niente.    

Quale è stato il personaggio che hai amato di più? E perché?
Kat a parte, che ha dimostrato di possedere una grandissima forza, Frank è stato il personaggio per cui ho provato maggiore ammirazione. È di gran lunga il personaggio più forte del romanzo e quello con la maggiore consapevolezza del mondo intorno a lui, nonostante le sorprese che il mondo avrà in serbo per lui. Attualmente penso che lui e Kat siano complementari e, combinati, rappresentino il cuore del romanzo stesso.

Come hai scelto i personaggi?
Francamente non sento di averli scelti io, piuttosto sono nati insieme alla storia. il trucco è stato quello di ritrarlo con onestà e verità.

Perché hai usato il tempo presente per raccontare la storia invece del più classico passato remoto?
La storia si sviluppa nell’arco di due ore e mezza. Volevo che i lettori vivessero queste ore nello stesso modo dei personaggi, essere immersi nella storia mentre questa avviene e per fare questo devono trovarsi nel cortile come gli stessi testimoni. Questo, senza dubbio, era quello che provavo mentre stavo scrivendo e mi sembrava che scrivendo la storia con il tempo presente fosse il miglior modo per rendere reale questa mia volontà.

I buoni vicini

Qual è il tuo metodo di scrittura?
In realtà non possiedo nulla che possa essere definito “metodo”. Scrivo tra le cinquanta e le duecento pagine nel tentativo di trovare una buona storia e dei buoni personaggi. Una volta che ho la storia e i personaggi che la abiteranno, beh, inizio a scrivere dall’inizio finché non ho finito. Cerco di scrivere tutti i giorni, nel tentativo di mantenere viva la storia nella mia mente. Quando la prima stesura è completa ci torno sopra per sei o anche otto volte per sistemarla e rivederla.

Può dirci qualcosa degli altri due romanzi che hai già pubblicato e dei tuoi prossimi lavori su cui stai lavorando ora?
Il mio secondo romanzo è intitolato Low Life e ha come protagonista un piccolo ragioniere addetto alle paghe che una notte si sveglia disturbato da uno strano rumore. Quando si mette a esplorare il proprio appartamento per capire cosa abbia provocato quel rumore viene attaccato da un uomo e, per difendersi, accidentalmente uccide l’aggressore. Accesa la luce si accorge che l’uomo ucciso assomiglia in maniera impressionante a lui. Invece di chiamare la polizia, mette il corpo del surgelatore e inizia a indagare sulla vita del suo aggressore, nel tentativo di capire chi fosse quell’uomo e perché fosse entrato in casa sua per ucciderlo.  

Il mio terzo romanzo, invece, è The Dispatcher. È la storia di un operatore del centralino della polizia che, un pomeriggio, risponde a una chiamata da parte di sua figlia. Peccato, però, che sua figlia sia stata dichiarata morta solo quattro mesi prima, dopo essere scomparsa nel nulla da sette anni. La telefonata viene interrotta da un urlo della ragazza e il resto del romanzo riguarda il tentativo dell’uomo di trovarla e riportarla a casa. 

Attualmente sto lavorando al mio quarto romanzo, ma cerco sempre di non parlare dei lavori in corso: parlare di una storia prima di averla finita, almeno per me, rende il processo di scrittura più fiacco e per questo preferisco non farlo.

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2 pensieri su “Ryan David Jahn: “Quella volta in cui l’empatia fallì”

  1. Staniland in ha detto:

    Ho letto “I Buoni Vicini” circa 15/20 romanzi fà e mi è piaciuto. E’ una lettura consigliabile da mettere in valigia per la partenza estiva. A questo proposito vorrei approfittare di questo spazio per inserire una lista di libri per le vacanze. In questo periodo una bella lista non la si nega a nessuno! Ecco la mia per tutti gli amici di Pegasus Descending:

    – Martin Solares – I minuti neri (Il Saggiatore)
    – Miles Tripp – Delitti sul Mar Rosso (Polillo)
    – Frederic H. Fajardie – Assassini di sbirri (Aisara)
    – Adrian Mc Kinty – Ballata Irlandese (Rizzoli)
    – Joe Nesbo – Il Leopardo (Einaudi)
    – Richard Powell – Vacanze matte (Einaudi)
    – Pete Dexter – Amore fraterno (Einaudi)
    – Daniel Kraus – L’ estate del coprifuoco (Einaudi)
    – Mikle Hansen – Missione in Alaska (Meridiano Zero)
    – Goran Tribuson – La Vita degli altri (Baldini, Castaldi & Dalai)
    – Stefan Mani – Nero oceano (Tropea)
    – Nick Pizzolatto – Galveston (Mondadori)
    – J.M. Sànchez – La Festa di Orfeo (Gargoyle)

    Sono a mio avviso tutti bei libri e rientrano a pieno titolo, per versi diversi, nel novero delle letture adatte ai frequentatori di questo luogo “oscuro”. Ultima segnalazione per un volume non recentissimo e magari già raccontato qui (sono entrato nel cerchio da poco!). Si tratta di “Sangue Misto” di Roger Smith (Einaudi) una lettura davvero coinvolgente. Buone vacanze a tutti.

    • Ciao Staniland, prima di tutto benvenuto e grazie del commento! Mi raccomando, fatti sentire spesso e volentieri perchè il blog è soprattutto confronto e condivisione, mica una tribuna per il mio ego! 🙂

      Ovviamente concordo su I buoni vicini, a mio avviso uno degli esordi più interessanti – parlo per l’Italia, perchè Jahn ha già pubblicato altri due romanzi, che spero di leggere presto. Hai fatto bene pure la lista, alcuni dei titoli che citi li ho già letti e ne ho scritto, altri li ho già presi e sono in attesa di lettura, altri ancora mi mancano e, piano piano, cercherò di provvedere. Ti confesso che per me fare una lista è proprio difficile, sarei in grande imbarazzo. Comunque consigliere il nuovo Dexter, anche se ce l’ho ma non l’ho ancora letto sono certo di andare sul sicuro consigliandone l’acquisto! Sangue misto ce l’ho, ma non ne ho ancora parlato perchè non l’ho ancora letto… tornando alla lista: un Elmore Leonard e un James Lee Burke, uno qualsiasi, che dici, lo consigliamo di mettere in valigia? 🙂

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