Pegasus Descending

Pulp, thriller, hard boiled, noir

Cul-de-sac – Alberto Custerlina

Cul-de-sac

CUL-DE-SAC
di Alberto Custerlina
ed. Dalai editore

Non si è spostato poi di tanto, Alberto Custerlina, per l’ambientazione del suo nuovo romanzo, Cul-de-sac. Al, il cantore di genere dei Balcani più sporchi, rozzi, violenti e rottinculo dell’intera storia della letteratura, imbastisce una nuova storia da par suo a metà strada tra Trieste, ancora i Balcani e l’esotica Malta. In questo nuovo turbo-noir ritroviamo personaggi che se fossero normali personaggi letterari, invece di spietati assassini e inguaribili figli di puttana, potremmo dire d’esserci affezionati.

Se, infatti, Ljudmila Horvat, la bigottona stragnocca detta La Santa, continua a divertire con la sua caricatura (?) religiosa e fuori dalle righe, reincontrare un cazzone come Il Greco – uno che nel precedente Mano Nera non aveva trovato niente di meglio da fare che esordire facendosi inchiodare le mani come un novello Gesù Cristo che avrebbe fatto stortare la bocca alla Horvat – è un po’ trovarsi con un vecchio compagno di merende dopo anni che non ci si vedeva.

La frontiera del crimine internazionale è il traffico di uranio, in particolare verso quei Paesi come l’Iran che sembrano avere – almeno a parole – una voglia tanta di schiarire le chiappe a Obama. Romanov, boss della mala russa affetto da una rara malattia genetica e contornato da fighe e lacchè, lo sa bene e ci si butta a capofitto, imbastendo un affare con dei commercianti africani da concludersi, ma guarda un po’, proprio a Trieste. Ci sarà chi dovrà fermarlo, chi lo affiancherà e offrirà i suoi servigi per mettere insieme il pranzo con la cena e chi, infine, ci si ritroverà in mezzo dopo che gli avevano detto che non avrebbe dovuto fare altro che pedinare tre mariti infedeli con una passione eccessiva per il pelo dell’Est.

Cul-de-sac, oltre a riproporre i già citati La Santa e Il Greco, butta sulla scena un nuovo, ammaliante personaggio come Zeno Weber, uno che fin dal nome tradisce le proprie radici, familiari e letterarie, con la terra dello stesso Custerlina. Weber, in sostanza, è un fallito bello e buono, un ex poliziotto fregato dai suoi stessi colleghi, con qualche chiletto di troppo sulla pancia e neanche più tanto abituato a certi lavori. Va bene seguire tre puttanieri, ma gettarsi nella mischia tra albanesi, serbi, congolesi e russi, beh, non so. Ma se di mezzo c’è un milione di euro in comodi assegni al portatore ecco che forse le prospettive cambiano e il proprio collo ce lo si può anche giocare.

Il nuovo romanzo di Custerlina, attesissimo dal vostro blogger preferito come tutto quello scritto dal bardo della Bora, non delude le aspettative, inserendo la quarta fin dalle prime pagine e ritornando ai fasti di Balkan Bang! abbandonando l’azione nuda e cruda di Mano Nera per imbastire una storia in grado di alternarla sapientemente con un intreccio più propenso alla spy story e non tralasciando neppure, a differenza dei precedenti lavori, una certa nota intimistica nell’esplorazione della psicologia dei propri personaggi, Zeno e Ljudmila su tutti.

Personaggi più trama e Cul-de-sac fila che è un piacere, dimostrando un Custerlina anche in evidente crescita e sempre più in grado di destreggiarsi su piani narrativi diversi, raccontando in maniera impeccabile una medesima storia da diversi punti di vista, continuando ad alternare primi piani a piani sequenza, cambiando punto di vista, facendo scorrere le pagine in parallelo e relativizzando il plot.  

L’azione è centellinata, il racconto imbastisce, paragrafo dopo paragrafo, un climax crescente creando l’attesa di un redde rationem imprescindibile in cui, inevitabilmente, qualcuno ci lascerà la pelle, altri faranno affari e i vinti e i vincitori si confonderanno indistintamente. Insomma, proprio come nella realtà di tutti i giorni. Ma con una certezza, la regola Nisbet: chi incontri a pagina uno è fottuto.

Alberto Custerlina e Giorgio Mosetti presentano Cul-de-sac

Dopo aver letto tutto dell’autore triestino, non ho timore a reputare Custerlina probabilmente uno tra i tre migliori scrittori di genere italiani, uno che non avrebbe alcuna difficoltà a spaccare pure sul mercato anglosassone, se solo, come spero, qualcuno avesse voglia di investire due soldi in una traduzione e in un po’ di promozione. Le storie di Custerlina, inoltre, sono già belle e pronte per il cinema, per una trasposizione cinematografica, grazie alla presenza di dialoghi mai banali, tanto minimalisti quanto ficcanti e realistici, e uno stile che fa manifesta ammissione di una continua commistione di mezzi narrativi, prendendo ora dalla letteratura, ora dal cinema stesso, a volte dai fumetti e altri dai videogames, evidenziando una ricerca dal punto di vista narrativo spesso assente in altri autori nostrani incapaci di mollare gli ormeggi, mandare ‘affanculo il Commissario Cliché e farsi trascinare dalla storia che sentono l’esigenza di raccontare. Fatevi un favore: leggetevi Custerlina. Poi ne riparliamo.

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11 pensieri su “Cul-de-sac – Alberto Custerlina

  1. Sono recensioni come questa che ti fanno andare avanti nonostante il vento contrario… 😉

    • Vai Al, sai che sono un tuo grande fan della prima ora e questo nuovo lavoro spacca di brutto! E sai anche che non faccio sconti a nessuno, la mia priorità sono i soldi dei lettori! Non mollare, la gente che ti legge e apprezza è tanta!

  2. Pingback: “Cul-de-sac”, il nuovo di Custerlina: il «bardo della Bora, non delude le aspettative» | Bora.La - notizie e opinioni su Trieste, Gorizia e el Litoràl Adriatico

  3. non mollo, non mollo. 😉

    Ma Fabio Lotti dov’è finito? Perché non ha commentato? 😀

  4. Fabio Lotti in ha detto:

    Intanto per commentare bisogna avere letto il libro e poi dopo il panegirico (sottolineo onesto) di Pelfo rischio solo di fare la figura del rompipalle…:)

    • Fabio, quello che tu definisci un panegirico (seppur onesto, anche se mi pare di notare una contraddizione tra sostantivo e aggettivo), io la chiamo recensione positiva di un romanzo che mi è piaciuto scritto da un autore che seguo ormai da due anni (forse tre…) e che stimo molto. Poi, come sempre, i punti di vista discordi ben argomentati non solo sono opportuni, bensì auspicati,

  5. Fabio Lotti in ha detto:

    OK ritiro la parola “panegirico” e prendo l’impegno a scriverci sopra uno dei miei ritratti.

  6. Fabio Lotti in ha detto:

    Caro Andrea
    voglio solo spiegare il motivo di quell’impulsivo “panegirico” che mi è scappato. Di solito le tue recensioni sono così precise e puntuali anche sulle parti meno riuscite dei libri, gli fai le bucce come si suol dire, che mi sono trovato spiazzato di fronte ad una recensione estremamente positiva in tutte le sue componenti (comunque complimenti). Insomma non me l’aspettavo. In effetti quello di Custerlina mi pare un buon libro, però a inserirlo tra i migliori scrittori del momento aspetterei. Anche perché siamo agli inizi e la strada è ancora lunga.
    E’ un tic di ex insegnante iche mi porto dietro e che mi fa andare con i piedi di piombo.

    • Fabio, acqua passata per il panegirico, soprattutto perchè il mio non è una vuota e finta orazione celebrativa ma una recensione positiva di un libro che mi è piaciuto e di un autore che seguo con interesse. Vedo che anche tu convieni sulla bontà di Cul-de-sac. Anche al lavoro di Al ho mosso critiche, in particolare a Mano Nera, il romanzo meno riuscito dei tre, anche se sempre godibile e superiore di una spanna a molta altra roba che mi è capitato di leggere. Certo, con Custerlina mi sono sbilanciato molto, è evidente, perchè credo sia un autore che meriti di essere letto e seguito con estrema attenzione. E quando lo definisco come uno dei tre migliori autori di genere italiani, ovviamente, parlo di questo momento, cioè del presente e di scrittori a lui simili per esperienza. Cioè, non posso paragonare un Custerlina a un Carlotto, uno ha scritto tre libri l’altro venti (?). Sarebbe come dire che nessun autore di genere americano è grande come Leonard. Che scoperta! Ma della gente affine a Custerlina di nettamente più bravi io non ne vedo. Poi, certo, le recensioni e i commenti sulla letteratura, almeno per quel che mi riguarda, sono sempre e solo un’attività soggettiva, non ambisco – sarei pazzo – all’oggettività; azione, inoltre, condizionata dalle mie letture, non potendo leggere tutto. Per dire, secondo me Custerlina è superiore a Carofiglio, anche se all’interno del genere fanno generi, mi si perdoni il gioco di parole, diversi. Però uno è osannato come un fenomeno e dai suoi libri è stata tratta pure una fiction tv, l’altro no. Personalmente rifiuto l’idea che la lettetura e il lavoro degli scrittori – ma anche degli artisti in generale – possa essere giudicata solo post mortem. Tra dieci anni e altri quattro romanzi magari cambierò idea, dirò che Custerlina aveva buoni numeri, era una grande promessa ma che si è perso, si è ripetuto etc, o magari che è esploso definitivamente e ha spaccato. Chi lo sa. Però ora, 2011 e tre romanzi, la penso così. Il futuro lo vivremo.

  7. Fabio Lotti in ha detto:

    “Mano Nera” mi è parso un libro interessante che però non mi ha convinto del tutto. Questo ultimo lavoro di Custerlina lo lascia una buona spanna indietro essendo così ricco e corposo dal punto di vista della scrittura che può ancora migliorare, per renderla più compatta. Di solito occorre un certo percorso e non si può essere subito (subito significa anche anni di sudore) imparati come si dice a Napoli. Lo stesso percorso lo sta facendo, a mio parere, Marilù Oliva partita così e così e poi in netto crescendo. “Fuego” è bello sodo, per usare una espressione popolare, anche se la trama mi pare fragilina. Un altro autore interessante dal punto di vista della scrittura è Antonio Bocchi di “Blues in nero”, poi c’è Omar Di Monopoli di cui ho sentito parlare bene (dovrò leggere qualcosa di suo) e tanti altri.
    C’è, però, troppa accondiscendenza in giro (non mi riferisco a te Andrea) come se il nostro scrittore, ma diciamo lo scrittore in generale, debba essere per forza coccolato e vezzeggiato e pure esaltato a dismisura anche quando non ce n’è bisogno. Il libro di Matteo, per esempio (e potrei citarne altri a iosa), mi è parso interessante con diversi aspetti da migliorare, mentre per qualcuno risulta addirittura “eccellente”, come a dire già senza difetti. Forse sbaglio ma mi pare una esagerazione e pure controproducente proprio per Matteo.
    La nascita di tanti blog è un fatto democratico estremamente positivo se non ci si rinchiude in noi stessi (in alcuni blog non si può nemmeno entrare se non ci si iscrive a Facebook, mi pare) e si diventa solo autoreferenziali, un po’ come la nascita di tanti piccoli comuni che magari si fanno pure la guerra.
    Grande passione e grande entusiasmo contemperati da una visione critica seria e responsabile. Altrimenti non si cresce.
    P.S.
    Poi, però, detta questa cosa in modo serio io sento anche il bisogno di dare sfogo al riso, al divertimento, all’ironia e alla cazzata, eh! (Venite a trovarmi da Sartoris). Voglio dire che lascio spazio ad altre riflessioni senza intervenire che poi divento antipatico, se non lo sono già, e palloso. Insomma non mi piace ricevere accidenti in un momento in cui l’asma mi soffoca e la prostata mi fa schizzare di brutto al gabinetto.

  8. Grazie Fabio, sono d’accordo con te, Cul-de-sac è molto più maturo di Mano Nera. E sono pure molto d’accordo sul percorso di crescita. L’entusiasmo dei lettori e dei blog, però, è assolutamente necessario, anche se a volte può sembrare prematuro o sopra le righe perché ci muoviamo in un mercato terribile e per fare emergere un autore o un’autrice promettente c’è bisogno di un sostegno speciale, altrimenti la faranno sempre da padrona le pubblicazioni sorrette dalle campagne di marketing. Certo, diventa un problema quando si osanna un romanzo solamente perché lo scrittore è tuo amico, ma si tratta di un effetto collaterale che dobbiamo accettare, tanto poi ci penserà il mercato a fare giustizia.

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