Pegasus Descending

Pulp, thriller, hard boiled, noir

Uccidere o essere uccisi?

Uccidere o essere uccisi

Uccidere o essere uccisi


Uccidere o essere uccisi
di Duane Swierczynski
ed. Newton Compton
Traduzione di Taddeo Roccasalda

Se siete dei fan di quel grandissimo sonofabitch di Quentin Tarantino; se vi siete sbellicati al cinema o in poltrona con “Smokin’ Aces” di Joe Carnahan, uno dei film pulp/thriller più divertenti e fuori di testa usciti negli ultimi tempi; se non siete dei bacchettoni, bigotti moralizzatori con le puttane sotto al letto e la Bibbia sotto il guanciale e se credete che la violenza nella fiction possa diventare così estrema e surreale da tramutarsi in parodia di se stessa, bhe, se siete qualcosa del genere o anche semplicemente gente a cui piace leggere, allora questo libro fa per voi.

Una delle parti più importanti di un romanzo, di qualsiasi genere esso sia, è l’incipit. E “Uccidere o essere uccisi” di Duane Swierczynski inizia subito con una deflagrazione capace di squarciare la nostra curiosità di cacciatori di storie: “Si chiamava Paul Lewis…e non sapeva che gli restavano sette minuti di vita”. Volendo essere onesti la mia recensione potrebbe finire anche qui, cazzo fate ancora attaccati al computer a leggere le mie fregnacce? Dovreste aver già portato le vostre chiappe bianche nella libreria più vicina a casa ed essere impegnati in una discussione con il libraio che, non avendo il libro, vi sta chiedendo di fare lo spelling del cognome dell’autore: S-W-I-E-R-C-Z-Y-N-S-K-I. Ma visto e considerato che onesto non sono andrò avanti a raccontarvi qualche frammento della trama.

Cosa c’è di peggio che essere convocati il sabato di una mattina d’estate per una improvvisa riunione aziendale con i colleghi e il proprio capo? Essere convocati il sabato di una mattina d’estate per una riunione aziendale con i colleghi e il proprio capo e sentirsi dire da quest’ultimo che il miglior modo per velocizzare le cose e renderle indolori è bersi un potente cocktail di champagne e succo d’arancia addolcito con una quantità industriale di stricnina (o robaccia simile). Probabilmente un banale “dobbiamo chiudere, sei licenziato” era troppo semplice. Se poi la timida segretaria del capo tira fuori dalla scatola delle ciambelle una calibro .38 e fa saltare le cervella del capo medesimo, le cose si complicano ulteriormente, scatenando una mattanza senza precedenti – almeno per le mie conoscenze sulla letteratura pulp – un “tutti contro tutti” da lasciare senza fiato.

Swierczynski è anche e soprattutto sceneggiatore della Marvel Comics e in questo suo terzo romanzo – il primo tradotto in Italia – ha riversato gran parte delle abilità acquisite grazie a quel tipo particolare di scrittura. Nel fumetto non c’è spazio per le seghe mentali e il cazzeggio, una riga in più di testo può richiedere al disegnatore due tavole aggiuntive e le tavole, si sa, costano. La scrittura in “Uccidere o essere uccisi” è quindi frenetica, essenziale, la telecamera stacca con rapidità da un personaggio all’altro della storia, così che, sovente, la medesima scena viene ripresa e descritta da diverse angolazioni e con i diversi punti di vista dei singoli personaggi. Noi siamo animalacci da pulp, abbiamo letto questo libro grazie ai consigli sempre succulenti dell’ottimo Matteo Strukul (che ringrazio) su Sugarpulp.it, non fini intellettuali. Ciò che ci ha interessato e colpito, quindi, è stata la storia e quello stile in grado di mischiare violenza e ironia, così che, come già detto all’inizio, il risultato non sia un B-movie dell’orrore o una cagatina splatter, ma una parodia di un frammento di realtà. Nel caso specifico dell’ambiente lavorativo. Tutto è esagerato, elevato all’ennesima potenza, ma quello che conta è ciò che resta dopo aver grattato via la finzione oltre, ovviamente, al godimento dato dalla lettura. A chi gli chiedeva perché si va a teatro Molière rispondeva: “Per vedersi vivere”. Faccio copia e incolla per questo romanzo di Swierczynski.

Infine vi suggerisco di scolpire nel muro della vostra cameretta questa frase, di tatuarvela sulla coscia e leggerla ogni sera prima di andare a dormire: “Un consiglio per i dipendenti di ogni parte del mondo: Non rivelare mai al proprio capo di avere paura dell’altezza. Specie se è uno di quelli che lo mette per iscritto sulla valutazione delle prestazioni dei dipendenti” [pg. 174]. A voi scoprirne il motivo.

CLICCANDO QUI potete vedere il book trailer di “Uccidere o essere uccisi”, così da non avere più neanche lo sbattimento di leggervi la trama. Che culo!

CLICCANDO QUI, infine, potete leggere una bella intervista a Duane Swierczynski su Sugarpulp.it firmata dal solito Matteo Strukul.

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9 pensieri su “Uccidere o essere uccisi?

  1. Ehi, vecchio mio grazie mille sono d’accordo con te Swierczynski é un grandissimo l’unica adesso é sperare che Newton Compton pubblichi dell’altro di questo fenomenale autore. Io ho letto anche i suoi precedenti romanzi (The Wheelman, Secret Dead Man, e The Blond) e sono anche meglio di questo che pure é bellissimo. Giusto per dire, ti consiglio sempre di Newton Compton l’ottimo “Il costruttore dio bombe”di Patrick Quinlan, su Sugarpulp trovi rece e intervista all’autore of course e infine ti avviso che a settembre di Swierczynski esce un romanzo su Batman per i colori dei mitici guyz della BD, un abbraccio

    MS

  2. Ciao mitico, grazie mille per il post, non possiamo fare un po’ di lobbing sulla Newton Compton per far pubblicare altro di Swierczynski? Speriamo che le vendite di questo titolo siano andate bene, per quanto mi riguarda l’ho già fatto comprare ad alcuni amici che so apprezzare il genere! Comunque amo la Newton Compton, 9,90 euro è un prezzo super per una novità! “Il costruttore di bombe” ce l’ho già a casa, figurati che l’ho trovato in una di quelle svendite dei grandi magazzini a 4,90, visto che lo consigli tu è la prossima lettura (e recensione), prima avevo dato spazio a “Il potere del cane”, “Uccidere o essere uccisi”, “Il caso sbagliato” e “Killshot”, a breve su Pegasus Descending (copyright JL Burke).

    Grazie per le news sulle uscite e, come avevi scritto alla fine della tua recensione di “Uccidere o essere uccisi”, grazie per il consiglio su Swierczynski!!!!

    Andrea

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  6. Gigistar in ha detto:

    E così, con molti mesi di ritardo, colmo questa lacuna. Lo trovo tra i remainder di Amazon praticamente a quattro spicci e così lo faccio mio. Mi metto nella migliore disposizione d’animo, consapevole che dietro l’angolo ci sarà un po’ di splatter, molta azione etc etc.

    Che delusione! Caspita quanto NON m’è piaciuto!

    Della copertina s’è scritto già altrove. Per alcuni una figata, per altri una boiata, io sono del secondo partito. Che c’accocchia l’orso di peluche su sfondo desertico per un libro d’azione ambientato interamente in un grattacielo? Forse trattasi di un’arguta metafora, a significare la follia del contenuto. Vabbè, passi.

    L’inizio è buono, concordo con la recensione di Andrea. Si parte bene, sono avvinto e tutto orecchi, Duane! Alza la musica!

    Poi inizia quella che dovrebbe essere la parte tosta. E io m’addormento. Sì ok, la situazione è stramba abbastanza da poter essere intrigante, ma i personaggi sono talmente di carta velina che potrebbe anche prenderli a morsi Godzilla… non potrebbe fregarmene di meno. Costruzione dei personaggi infinitesimale = pathos assente. Almeno a casa mia.

    E poi questo sali e scendi e avanti e indietro nel grattacielo: faccio fatica a seguire, anche perché per guidare il lettore in un ambiento complesso bisogna essere davvero bravi. Dentro di me penso: dove ho letto una storia di pura azione in un grattacielo, e ho applaudito l’autore? Ah, sì: Il Volto della Paura di Koontz. Ma lui è un grandissimo.

    A metà libro mi sorprendo a pensare: cavolo, starò mica perdendo tempo? Che mi frega di questi quattro disperati di cartone? E penso alla mia pila di libri in attesa: Willeford e Burke, Steinbeck e Guthrie. Forse dovrei accelerare e passare oltre. E così faccio, correndo fino alla fine.

    Chiudo con due perle di traduzione che ci stanno sempre bene:

    1) non tradurre “Guy” va bene solo se si sta parlando di uno che… si chiama effettivamente “Guy”. Negli altri casi va tradotto, come “tizio”, “tipo”, come accidenti ti pare. Ma se lasci scritto “Guy” sembra che di punto in bianco si stia parlando di un nuovo personaggio!

    2) al Burger King tipicamente si ordina “il whopper, le cipolle, i sottaceti e la frittura”. Un attimo. Come la frittura? Ma che stiamo sul lungomare a Ostia? Mi avrà mica tradotto “fries” con “frittura”? Il dubbio rimane.

    Prendo lo scudo. Adesso menatemi pure! 🙂
    Luigi

    PS: tranquillo Duane, ti riproverò in originale seguendo i consigli in alto di Matteo Strukul.

    • Mi dispiace che non ti sia piaciuto, io lo avevo trovato una lettura divertente e molto movimentata. Sì, la coeprtina non c’azzecca niente, ma è forte, surreale come tutto il libro, che è assurdo. Sulla traduzione già Luca Conti, in una conversazione telefonica, mi aveva detto che Duane era stato massacrato dall’inesperienza del traduttore e v edo che tu mi confermi alcune pecche e chissà quante altre ce ne sono…Comunque io spero sempre di poter leggere qualcosa d’altro di Duane, anche se temo che siamo alle solite e al discorso fatto su Burke… mi sa che è meglio che ci do dentro con l’inglese, prima o poi dovrò buttarmi, anche se temo per il mio ego già di per sè traballante e fragile… 🙂

  7. Gigistar in ha detto:

    Mah, guarda, i due esempi che ho fatto di “traduzione scricchiolante” non so se attribuirli all’inesperienza. Mi sembrano piuttosto delle sviste clamorose, magari dovute a stanchezza/disattenzione. Fatto sta che suonano talmente male all’orecchio che mi chiedo se la prima stesura della traduzione sia mai passata sul banco di un editor.

    In ogni caso resto convinto della qualità dell’autore per svariati motivi:

    1) me lo ha consigliato Lansdale di persona, in un incontro qui a Roma. Tenderei a fidarmi di Champion Joe, no??

    2) le recensioni sugli altri suoi romanzi, mediamente migliori rispetto a quelle su questo “Severance package”.

    3) il primo post qui in alto di Matteo Strukul (peraltro sparito da un po’, qui sul blog!).

    4) il primo capitolo di “Fun & Games”, ultimo prodotto di Swierczynski, che ho visto in preview e mi sembra promettere bene.

    Luigi

    • Quel disgraziato di Matteo sarà strafatto abbracciato a Ozzie Osburne, ne sono convinto… per questo non riesce a postare un cazzo di commento! Scherzi a parte, credo che sia in delirio per l’uscita de La ballata di Mila, suo esordio nel romanzo e con la e/o. A proposito, anche se ne parlerò e riparlerò, sosteniamo le vendite del giovane, mi raccomando, che c’ha famiglia, c’ha! E per quel che riguarda Duane: speriamo di leggere altro, come già detto, la sua produzione è piuttosto vasta, io ho letto alcune sue sceneggiature per la Marvel, mi piace!

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