Pegasus Descending

Pulp, thriller, hard boiled, noir

Estate – René Frégni

Estate

ESTATE
di René Frégni
ed. Meridiano Zero
Traduzione di Claudia Zonghetti

Beh, più o meno siamo stati tutti innamorati, almeno una volta nella vita. Non importa di chi: un uomo, una donna, un cane, un gatto oppure una capra. Abbiamo tutti provato quella pulsione irrefrenabile verso l’oggetto del nostro innamoramento sconsiderato, quella pazza follia che ci portava a non dormire di notte e rendere reale quella canzoncina del cazzo che fa così: “Ogni mattiiina, uouo, ed ogni seeera, uouo,ed ogni noootte ho in meeente te”. Poi, dopo circa sei mesi, tutto passa. Se vi va bene vi resta l’amore, quello tenero, quell’affetto fatto di consapevolezza e complicità che completa la vostra metà della mela, tanto per dimostrare che sono una persona colta e citare Platone o Aldo, Giovanni e Giacomo. Se vi va male vi resta qualche debito e quel mal di testa post sbronza. Tanto era solo una puttana o uno stronzo sposato. Però, diamine, quelli sì che sono momenti che valgono la pena d’essere vissuti. Quello sì che si chiama vivere, quello sì che riempie il concetto di “respirare”. Basta non esagerare con ‘ste botte di endorfine e dopamina, altrimenti la nevrosi è dietro l’angolo, come ci racconta in modo magnifico René Frégni nel suo breve romanzo Estate.

Il tutto dura lo spazio di una stagione, quei tre mesi in cui gli amori si rincorrono, gli uccellini cinguettano un po’ più forte e le corna volano di qua e di là. “Io rinascerò, cervo a primavera”. Contento lui. Anche il protagonista di Estate, Paul, rinasce, il problema è che per rinascere bisogna prima morire. E morire è una gran rottura di palle, anche perché spesso – almeno nei noir – questa speciale categoria di morte si associa quasi sempre a qualche cazzata commessa dal protagonista. Paul, ovviamente, non fa eccezione. Certo, Sylvia, in questo caso più rea che mai, ci mette del suo per far andare fuori di testa un povero maschio in calore, ma a tutto c’è un limite.

Paul se ne sta andando a zonzo per la spiaggia dopo una giornata di lavoro al bar-ristorante aperto sulla costa mediterranea della Francia insieme all’amico Tony, uno particolarmente avvezzo a buttare gli incassi mensili al casinò. Guarda di qua e guarda di là non ti vede ‘sta stragnocca mezza biotta con i capelli lunghi al vento che scrive un diario? Attacca bottone. Se poi questa, al secondo appuntamento, ti ci fa il bagno nuda come mamma l’ha fatta, insomma, il maschio non è mica fatto di legno, vi pare? Paul si innamora, non capisce più niente. Pianta lì il lavoro, fugge in montagna con Sylvia, si incasina e apre un conto bello lungo con il fidanzato in teoria ufficiale di Sylvia. Già, perché la signorina è già fidanzata con un pittore sbevazzone. Questo è un problema. Questo sembra avere anche le mani piuttosto pesanti e non approvare granché il nuovo amichetto della sua ragazza, ha qualcosa da ridire. E, come mi è già capitato di scrivere anche in passato, quando gli uomini iniziano a battersi il petto e a delocalizzare il loro unico neurone nelle zone basse, a pensare con il pisello, detto in termini scientifici, i guai in vista arrivano a chilate. Ma mazzi e mazzi.

Estate è un noir che più noir non potrebbe. Il tema trattato è decisamente ostico, allo scrittore poco accorto o con scarso talento la scivolata verso il tascabile Harmony o la sceneggiatura della 15.876.524esima puntata di Beautiful è sempre dietro presente, lì alla riga dopo. Frégni, invece, ne fa un affresco torbido e sensuale di cos’è l’innamoramento o, almeno, la sua deriva patologica, la sua ossessione. In una storia breve e rapidissima lo scrittore francese entra nei meandri della mente umana, in particolare di quella maschile – l’unica mente di cui posso vantare una qualche esperienza diretta per pluriennale frequentazione -, ma senza tralasciare l’esplorazione asessuata della comune necessità di essere amati e desiderati, di essere l’oggetto dei sogni e dei desideri di un’altra persona. Gira e rigira sembra avere sempre ragione quel filosofo contemporaneo che è Marco Ferradini: “Cerca d’essere un tenero amante, ma fuori dal letto nessuna pietà”. In amore vince chi fugge. Sylvia ha elevato a patologia psichiatrica questo rimedio della nonna per gli amori non ricambiati, passeggiando pericolosamente sull’orlo del precipizio della tragedia. Ma è pur vero che le migliori cose nella storia della letteratura sono state scritte grazie o per colpa dell’innamoramento, a maggior ragione se non ricambiato: <<Forse ho bisogno di prove d’amore. L’amore non esiste, esistono solo le prove d’amore. e non l’ho detto io>> [pg. 133]. Se Leopardi si fosse trombato Silvia sarebbe stato un disastro. Ok, forse non per lui. Ma sei mesi di obnubilamento valgono l’immortalità nella storia della letteratura? Forse sì.

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4 pensieri su “Estate – René Frégni

  1. Valter in ha detto:

    Bel (s)consiglio di lettura 🙂 e ottima , come sempre, la recensione
    Eh si,,, attenzione a non delocalizzare 🙂

  2. Alessandro in ha detto:

    Del libro non so, forse non mi interessa neppure, ma la recensione è prioprio forte! 🙂

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