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Pulp, thriller, hard boiled, noir

Il colore della vergogna – Alberto Paleari

Il colore della vergogna

IL COLORE DELLA VERGOGNA
di Alberto Paleari
ed.
Todaro

I guai sono sempre lì ad aspettarti, in agguato, dietro ad ogni angolo. Anche nell’ultima settimana di lavoro prima della pensione, prima di lasciarsi definitivamente alle spalle una lunga e onorata carriera nella polizia di Milano, città che sul finire degli anni ’60 sta vivendo un insperato boom economico ignara delle vicende che a breve la scuoteranno dall’interno.  

In una fredda e nebbiosa giornata del 1969 in un prato di Lorenteggio viene ritrovato il cadavere di una giovane ragazza appartenente ad una famiglia di quella piccola e media borghesia meneghina che con il duro lavoro si sta guadagnando un posto di tutto rispetto nella società e nell’economia di una città in espansione. Il commissario Oliveri, sovrappeso e stanco per i troppi problemi familiari, non vorrebbe altro che “godersi” in santa pace questa ultima settimana di lavoro senza correre dietro a menate come quella che gli è appena piovuta addosso. Ma non può. Da una parte questo gli consente di procrastinare di ancora sette giorni il dover affrontare la moglie malata e la figlia assente. Dall’altra questo è il suo mestiere, il suo dovere. Lo deve a quella giovane vita trovata spezzata e abbandonata in un prato poco fuori città. Inizia così Il colore della vergogna, romanzo d’esordio di Alberto Paleari e opera che più noir non si potrebbe.

Nonostante la presenza abbondante di clichè, in particolare nella figura del commissario, che riconducono la storia e la sua composizione entro i limiti familiari del genere e delle sue regole, in Il colore della vergogna emergono i toni cupi che solo a Milano paiono calzare come guanti. Dalle pagine del libro di Paleari riemerge, infatti, una città dannata e perduta, schiacciata dal grigio del cemento e attanagliata in un principio di strangolamento da parte di tutta quella “Milano bene” che nei decenni successivi ne prenderà il comando iniziando a fare il bello e il cattivo tempo del capoluogo lombardo. Oliveri, infatti, con la sua folle e cocciuta indagine sarà costretto ad addentrarsi in un mondo che non gli appartiene e capace di passare inosservato allo sguardo distratto di chi, indaffarato a lavorare, non ha il tempo e l’attenzione necessari a fermarsi a vedere il mostro che ha creato, a guardare in faccia, dritto nel fondo dei loro occhi marci, chi crede che la vita sia solo denaro e potere: “Lei mi piace, commissario. Mi piace perché è ingenuo. Parla come se esistesse un’unica verità, basata solo sui fatti. Sto al gioco solo per un attimo. – Perché? Di solito su cosa si basa?. – Sul denaro. La classe sociale, l’appoggio politico. […] Pensa davvero che la legge sia uguale per tutti? Si sbaglia. La legge è uguale solo per chi non è diverso. […] La storia di ogni società è basata su interessi individuali. E sa quando questi diventano collettivi? Quando sono funzionali a quelli di una minoranza. Quella che detiene il potere”. [pg. 175-176].

Molto più che un semplice noir. Il colore della vergogna riprende concetti già letti, ad esempio, in La fattoria degli animali di George Orwell per poi ritagliarli così da spiegare la nostra situazione italiana. Il colore della vergogna è la resa romanzata e di genere della biografia di quei decenni di storia del nostro Paese che ci hanno caricato sulle nostre spalle uno dei debiti pubblici più alti del mondo, che hanno reso il ladrocinio e l’abuso di potere pratiche che dire “normali” sarebbe poco, che hanno fottuto il futuro a una generazione di ex giovani per continuare a far fare soldi a palate ai vecchi, che hanno eletto la disuguaglianza sociale fondata sulla legge del più forte e del più raccomandato a paradigma di una nazione. Fesso chi non lo fa.

In uno scenario simile, abbozzato da Paleari quando era ancora ai propri albori e all’immediata vigilia di una serie di schifezze mai chiarite che dal 1969 in poi getteranno sul baratro del colpo di Stato e dell’instabilità istituzionale l’Italia, il commissario Oliveri, alla fine dei conti un inguaribile idealista, un’anima bella mascherata da orso burbero e cinico, non potrà che scontrarsi e, in definitiva e in un modo o nell’altro, soccombere. Perché la vergogna non ha colore e non lo ha perché nessuno vuole o ha convenienza che lo abbia. Nel 1969 come oggi. Per questo il romanzo di Alberto Paleari è una lettura bellissima, dolorosa e tragica. Comunque una lettura essenziale.

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3 pensieri su “Il colore della vergogna – Alberto Paleari

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