Pegasus Descending

Pulp, thriller, hard boiled, noir

I dannati non muoiono – Jim Nisbet

I dannati non muoiono

Nella scorribanda scopareccia in quel di Torino durante il Salone del Libro, l’inviato speciale di Pegasus Descending, Vitandrea Silecchia, ha pure trovato il tempo, tra un broccolata a qualche lettrice di Sepulveda e l’altra, di fare un salto negli stand da veri uomini e tirare su nel mercati dell’usato nientepopodimenoche I dannati non muoiono, romanzi d’esordio di Jim Nisbet, uno degli scrittori maggiormente apprezzati da queste parti. Godetevi la seguente recensione – in bianco e nero, per essere sinceri – visto che di Nisbet, a meno di non padroneggiare più che egregiamente l’inglese, per qualche altro lustro temo non si sentirà più parlare nel paese di Melissa P. Buonanotte!  

I DANNATI NON MUOIONO (The Damned don’t Die)
di Jim Nisbet
ed. Fabbri
Traduzione di Bruna Ferri

di Vitandrea Silecchia

A qualcuno sarà capitato di ascoltare una coppia che sta facendo l’amore, dall’altra parte del muro, nell’appartamento a fianco del vostro. Sta capitando a Herbert Trimble, scrittore di racconti da due soldi, violoncellista, e con questo incipit sul foglio nella macchina da scrivere: “Ho sempre desiderato scuoiare una donna.” All’irritazione perché il divertimento sta tutto al di là del muro e non nella sua stanza, subentra l’ispirazione per il racconto il cui incipit è già bello pronto. Unico problema: il giorno dopo la ragazza della porta accanto è morta, forse assassinata, forse suicida. Di Trimble e dello stallone, nessuna traccia.

A osservare un appartamento vuoto da una parte e uno con un cadavere nell’altro è Martin Widrow, investigatore privato, per l’occasione incaricato di consegnare i documenti del divorzio a Trimble. E’ l’inizio delle indagini per Widrow, nel sottobosco della San Francisco degli amanti del sesso alla famolo strano.

I dannati non muoiono (The damned don’t lie) è il primo romanzo di Jim Nisbet, pubblicato nel 1981. In Italia lo si può trovare solo al mercato dell’usato, in edizione Bompiani o Fabbri (in questa edizione fa parte della collana La biblioteca del brivido, anno 1994). A conti fatti, non è un libro memorabile, e i tre disponibili per Fanucci (Prima di un urlo, Iniezione letale e Cattive abitudini) sono tutti molto meglio.

L’incipit, abbiamo visto, è ottimo. Proietta subito il lettore nel vivo della storia, prima dal punto di vista di Trimble, neanche tre pagine dopo da quello di Widrow: e questo sarà tenuto saldamente fino alla fine della storia. L’investigazione di Widrow comincia altrettanto bene, le situazioni non sono scontate, e Nisbet tiene vivo l’interesse svelando a poco a poco i misteri che legano lo scrittore, sua moglie, il suo editore, la donna uccisa, e un’altra misteriosa persona che potrebbe aver compiuto il delitto. Belli i dialoghi: come nei successivi romanzi, non sono mai banali, e aiutano il lettore a conoscere meglio i personaggi che li pronunciano.

Le cose buone finiscono circa a metà della storia. Nisbet scodella senza tanti complimenti due pagine sul passato di Widrow, raccontate così, senza motivo. La storia sarebbe anche interessante, spiega perché Widrow, da poliziotto, si ritrova investigatore privato (situazione che ormai è diventata un cliché): ma sbattuta in faccia al lettore a mo’ di spiegone non ha senso. Dopodiché Nisbet si perde in mille particolari dell’investigazione, arrivando a sprecare pagine e pagine su Widrow che entra e esce di nascosto dagli appartamenti delle persone coinvolte: paragrafi che si possono tranquillamente saltare. Il finale arriva come una ghigliottina sulla capoccia di un condannato a morte: così istantaneo che nemmeno te ne accordi. Il confronto col Cattivo è un confronto lasciato a metà, tanto che ci si ritrova a girare pagina, in attesa di scoprire cosa succede e ti ritrovi con un foglio bianco. E, no, non è un errore di impaginazione. Un romanzo riuscito a metà.

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15 pensieri su “I dannati non muoiono – Jim Nisbet

  1. Gigistar in ha detto:

    Visto che da quando sono arrivati i nuovi vicini ogni tanto ho lo stesso problema di Herbert Trimble, fosse stato dalle mie parti saremmo andati insieme a farci fare un preventivo per una parete insonorizzata. Non vi dico che prezzi…

    Che ricordi questa collana. Le copertine sembravano fatte con sette secondi di photoshop ciascuna, però c’erano dei gran bei nomi (e.g. Bloch, Poe, Straub, Bradbury, Matheson, Ballard).

    Andrea, ma perché dici che di Nisbet non vedremo più niente in italiano nel prossimo futuro? Pessimismo causato da un calciomercato che non decolla, o hai avuto info di prima mano? Forse l’accoppiata Iniezione Letale + Cattive Abitudini ha venduto proprio poco, che tu sappia?

    Chiudo con breve nota: nel caso di Nisbet, the damned don’t DIE. Quelle che don’t LIE, al massimo, sono le hips di Shakira; capisco che possano trarre in confusione i più.

    😉

  2. Vitandrea in ha detto:

    Grazie Gigi per la segnalazione dell’errore dei Damned. Colpa mia, non di Andrea. Mi sa che stavo pensando a Shakira in quel momento… 🙂
    Scorrevo i titoli di quella collana, molto molto belli. Avercene ancora.
    Su Nisbet posso dire qualcosa anch’io. Le mie orecchie hanno sentito un signor X del mondo editoriale spiegare che autori come Nisbet, che vendono poco, sono tenuti come jolly nella lista delle pubblicazioni. Se c’è un vuoto da riempire, lo riempiono. Sennò amen. I diritti sono comunque mantenuti dalla casa editrice perché casomai se lo prende un altro e riesce a sfondare, sono acidi cavoli.
    Andrea, ho riportato bene?

  3. Alex in ha detto:

    @Vitandrea: magari questo Nisbet è davvero un romanzo riuscito a metà, non posso dire il contrario non avendolo letto.
    Vagabondando per Anobii però mi sono avvicinato alla tua libreria, per scoprire che molti dei miei romanzi e autori preferiti sono stati stroncati con 2 stelline. Al massimo ne concedi 3 quando ne meriterebbero cinque ad occhi chiusi. Qualche esempio? Gli amici di Eddie Coyle, Corri, uomo, corri, Figlio di Dio, Killshot, La sottile linea scura, La terra della menzogna, Galveston, Notte di sangue a Coyote Crossing e molti altri. Che dire, la lettura è personale e i gusti non si discutono, ma ho paura che a gridare troppo spesso al lupo al lupo, alla fine si corre il rischio di non essere creduti quando il lupo arriva davvero.
    Niente di personale eh, è solo la mia opinione!

  4. @Gigi: grazie per la segnalazione dell’errore, non me n’ero accorto neppure io. Ma devi perdonare Vituccio, non si è ancora ripreso dall’incontro sugli scrittori portoghesi al Salone del Libro e visto che Shakira, insomma, è topolona mica male… so’ ragazzi!!!

    Venendo a discorsi più seri: su Nisbet dico quello che dico da mesi, ripetendolo anche per James Lee Burke e Zeltserman, perchè, come dice Vitandrea sotto, sono autori che hanno venduto molto poco e sono stati segati. Zeltserman, addirittura, doveva uscire a febbraio, so per certo che la traduzione è addirittura stata consegnata alla fine del 2010 alla Fanucci, ma poi non se n’è fatto più niente. Come ha ottimamente riportato Vitandrea, il mister ci ha spiegato chiaro e tondo come gira la faccenda. Però anche per questa estate di annunci non ce ne sono stati. Il duo Iniezione letale + Cattive abitudini aveva venduto poco – notizie di prima mano, anche se risalgono a maggio 2010 – e trainate dagli spot di Sandro Veronesi. Che però non sono bastati, anche perchè, indubbiamente, Nisbet è autore complesso, mai scontato, raffinatissimo, per nulla dozzinale. E non so che dire, non vende. Stessa cosa James Lee Burke: sto proprio leggendo in questi giorni L’occhio del ciclone – è appena uscito da Blockbuster il film interpretato da Tommy Lee Jones tratto da questo libro e volevo prima leggerlo – e mi viene da piangere da quanto scrive ben Burke. E’ qualcosa da mandare fuori di testa chiunque ami la letteratura. E però Il prezzo della vergogna è andato piuttosto male, anche perchè io non l’ho trovato da nessuna parte. Alla Mondadori che frequento io non l’hanno mai avuto, ma ti rendi conto? Quindi niente più Burke. Aspettiamo con fiducia i tempi morti del mercato, come spiegato da mister X, ma ormai sono proprio pessimista. Sono sconfortato e, avessi qualche energia in più, mi metterei sotto per migliorare il mio inglese, perchè temo non ci sia altra strada. Anzi, forse farò proprio così, perchè non bisogna mai mollare.

    @Vitandrea: hai riportato benissimo… e ricorderai come anche alla presentazione dell’anno scorso con Nisbet non è che ci fosse poi sta folla… purtroppo lo conoscono in pochissimi e a molti che l’hanno letto non è piaciuto, anche se, modesto parere, Iniezione letale è un capolavoro assoluto della letteratura di genere e non, da avere assolutamente in ogni libreria che si rispetti.

    @Alex: Vitandrea è molto selettivo e severo e fa bene. Non mi sembra che gridi sempre al lupo al lupo, nè in un senso nè nell’altro. Però, se vorrà, ti risponderà con maggiore precisione e cura lui. Io, per me, tengo le sue opinioni in tema letterario in grandissima considerazione! 🙂

  5. Alex in ha detto:

    E fai bene! 🙂 Anche perché è meglio leggere questi grandi scrittori che anche tu hai citato e magari non trovarsi d’accordo su tutto, come è normale che sia, piuttosto che non leggerli affatto e circondarsi poi di un certo snobismo, magari perchè si legge Coelho! Pensa che le poche volte che mi confronto con qualche lettore e dico quale libro sto leggendo, ci manca poco che non mi senta in colpa io perché l’interlocutore o l’interlocutrice non sanno minimamente di che diavolo si sta parlando. Mi è capitato mentre leggevo Steinbeck, Faulkner, Woodrell e compagnia bella! Ci credo che Burke, Nisbet, Zeltserman vendono poco, perchè il lettore medio che entra in libreria, nonostante le storie che ‘sti pezzi da 90 raccontano, -e come le raccontano! – si orienta verso il bestseller del momento, la cui copertina fa bella posta su tutti i quotidiani, invece di cercare tra gli scaffali, dove si nascondono i titoli migliori. Ho lavorato in una grande libreria e ho cercato di fare del mio meglio consigliando i vari Gischler, Lansdale, Sallis, Crumley, Burke, Willeford, Leonard etc. etc. e sto per avviare una mia libreria, sperando di riuscire nel mio piccolo a fare qualcosa! Non ci resta che tifare per le case editrici che si dedicano anima e corpo a pubblicare letteratura noir e non solo, di qualità, una su tutte MZero.
    L’occhio del ciclone per me è uno dei migliori di James Lee Burke! Riguardo al film lo rivedrò in italiano, avendolo visto a suo tempo in lingua originale, e avendoci capito poco:-) vista la mia scarsa preparazione in inglese! Tommy Lee Jones, comunque è azzeccatissimo nel ruolo di Robicheaux…Ciao Pegasus
    Alla prossima!

  6. Vitandrea in ha detto:

    @Alex. Non ho capito cosa tu voglia intendere con “al lupo al lupo”.

  7. Alex in ha detto:

    Al lupo al lupo = assegnare a una valanga di romanzi 2 stelle o al massimo 3, se va bene, quando a mio giudizio ne meriterebbero 4 o 5, e vedere le stesse 2 stelle assegnate a romanzi che ne meritano davvero 2 (sempre a mio giudizio)! Mica dico che sbagli tu, ognuno la pensa come vuole, soltanto mi lascia un po’ ‘stordito’ vedere tutti quei giudizi al ribasso.
    Ora se un pinco pallino qualsiasi vede 2 stelle appiccicate a un romanzo e si fida, mettiamo, della tua opinione, può anche decidere di lasciarlo perdere quel romanzo, per buttarsi a rotta di collo su un quattro stelle… ma se lo stesso pinco andasse a leggere anche le recensioni si accorgerebbe che il giudizio che dai è diverso. Mi spiego con un esempio. ‘ Drago rosso’ 2 stelle, nella recensione diventa… da leccarsi i baffi…così il thriller si eleva a grande letteratura! Mah… Non te la faccio più lunga che a parlare di tutte ‘ste stelle sembra che stia a scrivere di alberghi e non di libri!

  8. Vitandrea in ha detto:

    Continuo a non capire la logica: quindi io non posso dare due stelle a un libro perché tu gliene dai quattro?
    L’assegnazione del voto non è mio gusto personale. Faccio riferimento a una serie di criteri oggettivi (coerenza della trama, psicologia dei personaggi, verosimiglianza, per dirne tre) per dare un giudizio su un romanzo e su quelli mi baso per scrivere la recensione, sia per aNobii sia per Pegasus Descending.
    Le librerie sono piene zeppe di spazzatura inutile, anche di autori bravi. Un esempio? Satori di Winslow è pura fuffa, ho spiegato perché nella recensione che Andrea ha pubblicato. Perché non dovrei dirlo? Evito a qualcuno di buttare 19 euro. Così come mi sembra giusto segnalare che Devil Red di Lansdale e L’incendiaria di King abbiano dei pessimi finali che mortificano il resto della storia.
    Su Drago rosso ho sbagliato ad assegnare al voto, grazie per avermelo segnalato, ho corretto. Confermo che è un romanzo che vale la pena leggere.

  9. Alex in ha detto:

    @Vitandrea:Chi ti ha detto che non puoi? Per il giudizio fai riferimento a criteri oggettivi che poi valuti in base ai tuoi gusti, aspettative, background culturale etc. E poi i parametri su cui valutare li scegli sempre tu comunque.
    Di spazzatura, sono d’accordo con te, ce n’è sempre in giro, e anche i più grandi ogni tanto sbagliano un colpo, e allora? Ti ho detto di non dirlo? Non mi sembra… Resto della mia opinione, e se per te romanzi come La sottile linea scura, Figlio di Dio, 1974, Educazione di una canaglia, Gli amici di Eddie Coyle, Il vento del Texas, La fiera dei serpenti etc. valgono 2 stelle, come i meno riusciti di grandi autori – vedi Londra tra le fiamme- , mi sta bene, ciò non toglie che si possa dissentire!
    Stabiliamo una tregua comunque, se no finiamo per fare un’altra guerra dei cent’anni 🙂

  10. Vitandrea in ha detto:

    Non c’è bisogno di tregua, perché non siamo in guerra.
    Voglio precisare che possiamo discutere di gusti sono: mi piacciono le storie con gli zombi, i vampiri, i serial killer cannibali a prescindere da come è presentata la storia. Esempio: mi piace molto L’alba dei morti viventi remake perché ci sono gli zombi, ma so perfettamente che è un film spazzatura perché ha un impianto narrativo scadente (personaggi cliché, sviluppo scontato. per parlare solo a livello di trama).
    Criterio oggettivo è tecnica narrativa: e allora La sottile linea scura ha personaggi tagliati con l’accetta (i buoni che sono bravi, intelligenti e non razzisti già dall’inizio, non c’è crescita, c’è solo il crimine da risolvere. Idem il nero ubriacone), ha di buono che è ben scritto; Il vento del Texas poteva essere innovativo quando è uscito per la prima volta negli ’80, ma nel 2011 leggere un incipit con un detective (anche qui, un personaggio a una dimensione) che va a casa del cliente è chiedere troppa pazienza al lettore. Crews perde troppo tempo a rimarcare cosa pensano i suoi personaggi, nonostante lo si capisca bene dalle azioni.
    Dovevano tutti e tre fermarsi un attimo e riscrivere daccapo.

  11. Vitandrea in ha detto:

    Ah, aggiungo che sarò senza pc almeno fino al prossimo venerdì. Fino ad allora non potrò rispondere ad eventuali repliche.
    Ne approfitto per augurare buon weekend a tutti!

  12. Alex in ha detto:

    @Vitandrea…Criterio oggettivo è tecnica narrativa: personaggi tagliati con l’accetta…troppa pazienza al lettore…fermarsi e… riscrivere daccapo?
    Vabbè va… Lasciamo stare

  13. Ehi, ragazzi, non litigate! 🙂

  14. Sergio in ha detto:

    Un saluto a tutti, non sono mai entrato in un blog ma la tentazione è forte come la mia passione per Burke, Nisbet e Zeltserman… usciranno tutti presto, ve lo posso assicurare e con una sorpresa importante. vi saluto e buona lettura, Sergio Fanucci

    • Ciao Sergio, grande, grazie del commento! Guarda che qui ci sono schiere di lettori che aspettano gli scrittori da te citati, sono mesi che ne parliamo! 🙂 E torna a farci visita più spesso, dai, questo è un blog moderato in cui, credo, si riesca realmente a parlare di letteratura con un briciolo di competenza e tanta, tanta passione! Allora rimaniamo in attesa con la bava alla bocca, promesso? E di questa sorpresa? Dai dai, dicci qualcosa, qualcosa! 🙂

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